Quadri da un milione di dollari
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Il seguente dipinto, rappresentante la stiva della presunta nave del pirata Le Chuck è stato realizzato dall'autore direttamente nella pancia della barca di cui era prigioniero.
Il dipinto, lasciò l'imbarcazione quando Guybrush Threepwood, per fuggire dalla baia di Puerto Pollo usò il cannone a cui aveva tolto l'ancoraggio.
Si narra che l'autore sia ancora prigioniero dei resti della nave sul fondo della baia, ove ora insegna pittura a polipi e aringhe.
Quotazione in Euro 1.180.000,oo €
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Hoya carnosa in serra, cresce e fiorisce rigogliosa.
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A cura di Roby.
A distanza di quasi due anni, il mio resoconto sull'Hoya Carnosa deve essere aggiornato.
Possiedo 3 di queste piante, acquistate più o meno lo stesso periodo. Due Hoya sono cresciute avvinghiate ad un étagère di metallo, sotto un patio esposto a sud. L'altra, invece è cresciuta alla temperatura sempre semi mite, di una serra di plastica esposta ad est. Mentre per il primo anno, la produzione dei fiori è stata pressochè uguale per le due piante, quest'anno e particolarmente in questo periodo, la pianta nella serra presenta una innumerevole serie di boccioli, mentre le piante all'esterno non ne hanno nemmeno un abbozzo.
Tra l'altro, le piante all'esterno sembrano sofferenti; le foglie hanno perso infatti il bel verde scuro e si mostrano sbiadite, inoltre la crescita della pianta pare arrestata.
Da precisare che la pianta nella serra non ha assolutamente subito un trattamento differente per quanto riguarda le annaffiature (sempre con acqua piovana). Il concime è stato somministrato con molta parsimonia, massimo 3 volte l'anno.
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Hoya Carnosa: c'è da aggiungere...
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Anche io da più di un anno ho 3 Hoya (comprate al Centro Bonsai di Roma e su ebay, pensando di non trovarle altrove, ma poi trovate in quantità al vivaio San Placido di via Ardeatina).
Anche io da pochi giorni posso godere dei primi fiori.
L'hoya fiorisce sempre sui rami dell'anno precedente, quindi NON VA MAI POTATA, a meno che non ci siano necessità di spazio. Anche io come Squid ne ho lasciate 2 libere di arrampicarsi sulla mia etagère, sotto un patio esposto a sud.
Non sono state mai coperte durante tutti i mesi invernali! Non è necessario rinvasare questa pianta che tra l'altro, non ha bisogno di molta acqua (io sondo sempre prima il terreno, quando è proprio secco, ne do un pò, mai troppa!). L'altra, la terza, si trova da un anno chiusa in una serra fredda, di plastica, sempre sotto lo stesso patio (di quelle che si trovano nei garden center o da Leroy Merlin) e non ha ancora fiorito!!!
INCREDIBILE, pensavo davvero che quello della serra fosse il suo habitat più adatto. Evidentemente non è così!
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Turismo di Massa.
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Un interessante articolo di Beppe Grillo sul Turismo di Massa.
Citiamo il testo integrale dell'intervento sulla homepage del blog di Beppe Grillo di Oggi, che ricorda come la scelta di un viaggio porti inevitabilmente alla morte dei luoghi oggetto di "culto". Proprio questa estate ragionavo con la mia compagna sulla finzione dei luoghi di villeggiatura. Ovunque vai, da Alberobello a Bronte, tutto quel che trovi sono souvenir dei trulli, barattoli di pistacchio DOC (in tutto il mondo c'è il pistacchio di Bronte; ma quanto pistacchio c'è in pochi ettari di terreno?).
Non riusciamo a trovare più da nessuna parte il gusto di entrare in un luogo che non sia stato costruito con l'intento di vendere qualcosa al turista. Non esistono più luoghi in cui gli abitanti possano continuare a farsi gli affari propri, vivendo una vita originale, e che il turista può godersi a distanza, ammirandoli nella loro vera essenza.
Gallipoli, Otranto, San Vito Lo Capo, ecc... tutte mete che costruiscono quel che lì non c'è mai stato, ossia la vita notturna per il turista. Ed ecco qui che nascono ristoranti e discoteche dove non ce ne sono mai stati, dove il cemento arriva ingombrante e sporco.
La vera vacanza è nei paesini di montagna lontani dal night life, dove quando arrivi ti guardano pure male, e dove se sei gentile puoi ritrovarti a chiacchierare con un novantenne rincoglionito ancora capace di raccontarti storie vere e autentiche, senza proporti finte favole legate alla sua zona per poi venderti il souvenir di turno legato al culto locale.
Odio il turismo di massa,
le cavallette che arrivano con i voli charter
in luoghi mai visti prima e che non vedranno mai più.
Odio il turismo di massa che trasforma gli agricoltori in camerieri,
i pastori in uomini delle pulizie e
il territorio in un campo giochi per bambini e per adulti.
Odio il turismo di massa che ruba l'acqua dai campi di grano
per le piscine e per i cessi dei grandi alberghi e che, però,
lascia in ogni camera le istruzioni per non distruggere il pianeta.
Odio il turismo di massa inconsapevole delle culture,
dell'alimentazione, della storia dei posti in cui si muove
frenetico e cieco con in mano una improbabile guida.
Odio il turismo di massa che trasforma posti antichi
e meravigliosi in una fotocopia delle periferie urbane in cui
trascorre la sua miserabile vita.
Odio gli ecomostri, le villette sul mare, i porticcioli
trasformati in una sequenza interminabile di ristoranti, pizzerie e bar.
Odio i mozziconi delle sigarette che hanno sostituito le conchiglie nelle spiagge.
Odio le bottiglie di plastica e le cannucce per le bibite che spuntano dalla sabbia,
al posto delle chele dei granchi e degli ossi di seppia.
Odio questo turismo grasso, sudato, ignorante con gli spettacolini
la sera e il buffet sempre aperto con cibi importati da chissà dove.
Odio il turismo di massa, il supermercato dell'estate con il carrello pieno
di cose inutili da mettere in vista al rientro nel salotto di casa.
Odio il turismo di massa che cancella i paesi, i linguaggi,
i visi antichi dei popoli, la gentilezza di chi non ha ancora subito la globalizzazione.
Odio il turismo di massa che omologa ogni cosa.
Tratto da: http://www.beppegrillo.it/2011/08/il_mondo_a_una_dimensione/index.html
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Il pane a Napoli, Le Iene.
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Dopo il servizio sui fuochi di artificio e sui parcheggiatori abusivi a Napoli stasera la nuova puntata di Le Iene ambientata a Napoli in cui si vende il pane illegalmente per strada e cotto in forni illegali utilizzando come legna per il forno anche le bare da morto (a detta di uno dei panettieri legali, presidente dell'unione panettieri) e copertoni di automobili.
Un esempio di civiltà che Napoli può insegnare a tutta Italia.
Uno dei venditori che minacciano l'inviato di Le Iene, dice: "Per vendere il pane, deve pagare la camorra."
"il 50% del pane venduto va dato alla Camorra", che va pagato alla Camorra anche se la Polizia sequestra il banchetto.
Ma la polizia dov'è?
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