Vinicio Capossela al Sistina Roma 2009

  

Vinicio Capossela apre il suo concerto con una banale canzone "Il gigane e il mago". Io ero all'angoletto del teatro nella posizione del caval Donato (dove Donato è il nome del cavallo), poichè il biglietto non l'ho pagato. Come ho fatto vi chiederete voi ? Non lo so nemmeno io, forse è stato proprio il mago. Il gigante ancora una volta è Vinicio, che inizia scherzando la sua serata. Cerca di far addormentare platea e galleria con le sue peggiori canzoni sofolente e malverse. Ci riesce; al primo pezzo applaudono in 1000, al secondo in 500, al terzo in 20 e alla fine del quarto la band decide di attaccare due canzoni insieme per non far notare il silenzio che matematicamente si sarebbe generato. Ma quello che nei primi 20 minuti sembra essere uno spettacolo mal riuscito e sonniferante si rivela in realtà la tattica vincente dell'artista. Senza che nessuno sia riuscito a comprendere il "come", ci si ritrova tutti in piedi a ballare cantare e battere le mani ad uno spettacolo il cui crescendo porta all'esaltazione di massa. Lo spettacolo è incredibile. L'uomo è genio. La luce si fonde ai movimenti delle sagome e l'anima circense galoppa sul palco trasudante coriandoli e luci da bettola. Unico. Inimitabile. Trasforma la mia sensazione di essermi perso nei miei pensieri, e l'isolamento mentale che mi ha procurato all'inizio dello spettacolo in euforia e voglia di non voler andar mai via. L'ultimo amore chiude lo show, che vorrei poter raccontare essendone invece impossibilitato. Vinicio crea e disfa colori che non hanno un nome, nell'allegro frastuono che fonde il gigante e il mago nell'ultima ombra della serata.


   

  
  


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