Ho sognato che la marea nera cambiava colore e, passando per i colori dell'arcobaleno, tornava ad essere infine una marea azzurra, tutte le specie ittiche riprendevano vita e guizzavano nelle acque odorose di salsedine.
Ho sognato boschi rigogliosi e lussureggianti, incontaminati e ripuliti dagli scarti dell'inciviltà degli esseri umani, ripopolati di uccelli e animali selvatici che non conoscevano il fuoco distruttore provocato dall'uomo, per incuria o per colpa.
Ho sognato prati verdi e margherite e bambini felici che si rotolavano nell'erba profumata e sentieri di campagna con le siepi di rovi e more, poste lungo il cammino aspro della montagna per alleviare la sete e la stanchezza.
Ho sognato le città vuote di automobili, con la gente che camminava a piedi o in bici e, i più frettolosi a cavallo di mansueti quadrupedi scodinzolanti.
Ho sognato le coste marine e le spiagge libere dagli orrori edilizi, per il godimento esclusivo dell'occhio umano dinanzi agli immensi spazi azzurri.
Ma poi è suonata la sveglia e, accesa la TV, sono ripiombata nella realtà: la marea nera è sempre più minacciosa, il rischio nucleare è più forte che mai, la pubblicità incita ad acquistare nuove auto, nuovi detersivi, e c'è ancora chi getta contenitori di plastica nel cassonetto della raccolta indifferenziata pur avendo a 20 centimetri quello della plastica.
Evviva il sogno, abbasso la realtà