Operazione all'alluce valgo, quando la chirurgia fa miracoli senza chiodi ma con un piccolo buchetto.
|
Tweet |
|
![]() |
A cura di Mammut
Il fatto di sapere che non avrei potuto mai più indossare scarpe che non fossero semplicemente contenitori deformati di plantari ortopedici, a causa del mio alluce valgo, proprio non mi andava giù. Non perché io avessi velleità di scarpe con tacchi vertiginosi, che non ho mai indossato, ma anche le semplici infradito per andare al mare o le ciabatte da piscina, questo no, non lo potevo tollerare.
Avevo sentito parlare dell'intervento chirurgico come alternativa alla scarpa ortopedica ma, a dire il vero, le persone che si erano sottoposte a questo tipo di soluzione me ne dicevano un gran male e spiegavano che non era poi un tipo di operazione così semplice. Così accantonai per un poco l'idea, ma con l'avvicinarsi dell'estate, al solo pensiero di andare in giro zoppa o con la scarpa "obbligatoria" anche per andare al mare o semplicemente per indossare una calzatura più in linea con la stagione calda, riconsiderai la mia rassegnazione e consultai un esimio professore ortopedico.
Il luminare, dopo aver visionato il mio piede e la mia cartella clinica comprendente tutti trascorsi (anamnesi), mi disse che avevo altro di cui preoccuparmi e mi consigliò di tirare avanti con i plantari e via. Ora, io non sono proprio una giovinetta ma non sono neanche una novantenne, ho tirato avanti con i plantari circa un anno ma poi ho voluto anche il parere di un altro ortopedico, questa volta nell'ospedale dove ormai sanno tutto di me e mi sono messa in lista per l'intervento da lì a otto mesi.
Ho fatto la prenotazione ma poi, quando ho saputo che l'intervento veniva effettuato secondo il metodo tradizionale (taglio di due centimetri, inserimento di un chiodo che poi andava rimosso, punti di sutura), ho sentito insinuarsi in me il dubbio, anche perché chi l'aveva già fatto, mi assicurava grandi dolori e lunga convalescenza. Ho lasciato il mio nome nella lista, ma poi ho cominciato a parlare con amiche, conoscenti e così via: il famoso "passaparola".
Questo sistema di comunicazione, vecchio come il mondo, integrato con i sistemi moderni come internet, mi ha consentito di farmi un'idea delle alternative in materia. In effetti l'unica che ho trovato, ma grandiosa, è l'intervento ancora poco conosciuto e praticato in poche strutture, di chirurgia mini-invasiva. Consiste in una nuova tecnica che non prevede tagli e punti ma soltanto un piccolo foro nel quale viene introdotta un mini-fresa che toglie le protuberanze e restituisce la forma iniziale al piede ma soprattutto, la funzionalità.
Non sono sicura di aver spiegato bene il metodo ma poi darò maggiori chiarimenti con informazioni utili sui contatti che si volessero avere, io nel mio piccolo, ogni qualvolta mi trovi a parlare con qualcuno di questa mia scelta, ricevo continuamente richieste di delucidazioni, tanto che sono arrivata a pensare che moltissime persone che incontriamo per strada con le scarpe con i tacchi più o meno alti, pur sembrando felici non vedono l'ora di tornare a casa e lanciare gli odiati strumenti di tortura il più lontano possibile.
Ecco il motivo per cui, dopo la mia esperienza personale, ho pensato di raccontare a tutti coloro che hanno questo problema, e che ci troveranno via Google, la mia esperienza, su un fatto fondamentale e che se non risolto, genera seri problemi di deambulazione in chi ne soffre.
Per maggiori informazioni non esitate ad utilizzare i commenti.
|
Tweet |
|
![]() |
![]() |