La fine della "Fine".

  

Chi sperava oggi nella fine del mondo, per rimanere sotto le coperte in attesa della grande "fine", sarà rimasto deluso; ci sarà quello che dovendo recarsi alla posta per pagare la bolletta della luce, avrà pensato: ma chi me lo fa fare? Vediamo prima che succede.

Tutti quelli che hanno costruito i bunker, convinti così di poter sopravvivere all'impatto di chissà chi o che cosa, dovranno pensare a come riconvertire i costosi contenitori, quelli più spaziosi potrebbero essere usati per le chiassose feste di giovani scalmanati, soprattutto se sono dislocati in luoghi deserti.

Io credo proprio che tra tutti gli scettici, i convinti e i dubbiosi, ci siano anche quelli che attendevano con ansia l'evento, se non altro per porre fine a: liti condominiali, ricerca di un lavoro, trovare i soldi per l'affitto, la rata del mutuo e la spesa per il cenone di Natale, non ci dimentichiamo l'assalto dei parenti durante le feste.

Comunque, nei prossimi giorni, non mancheranno battute ironiche sull'argomento, io per ora voglio segnalarvi queste simpatiche chicche

http://www.repubblica.it/esteri/2012/12/20/foto/le_20_follie_in_attesa_della_fine_del_mondo-49170381/1/?ref=HREC1-

In ogni modo, buona sopravvivenza e buone feste!

Mammut


   

  
  


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Tre giorni a Castro, nel bed & breakfast più confortevole della Puglia.

  

Bed & Breakfast a Castro, in Puglia - Salento.

Il bed & breakfast di Castro, La Rosa Antica; un posto che rimane nel cuore.

Durante la permanenza in Salento, Puglia, abbiamo avuto modo di dormire in molti bed & breakfast della costa adriatica e ionica. Nel lungo tragitto, ci siamo fermati tre giorni a Castro, graziosissimo paesino pulito, ricco di infrastrutture di riciclaggio rifiuti e per la raccolta differenziata. Ad ospitarci è stata la stanza più bella che un bed & breakfast ci abbia mai potuto offrire. La sala verde del B&B La Rosa Antica.

Abbiamo deciso quindi di dedicare un mini articolo alla cortesia e la qualità del servizio offerto, che passa dall'estrema pulizia e attenzione nella sistemazione delle camere, alla colazione incredibilmente coreografica e qualitativamente unica del mattino, che in estate si può gustare nello splendido giardinetto in cui una rosa di ben 24 anni (2010) ricopre una vasta area del tetto della dependance nel giardino.

http://www.larosaantica.it


   

  
  


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Israele stato canaglia. Vittorio Arrigoni, lettera ad un'amica.

  

La verità è sempre nel mezzo, ma Beppe Grillo ci informa di quanto vi è da sapere dalla bocca della notizia del momento, l'italiano ucciso oggi nella striscia di Gaza.

“Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola” mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. “Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato.” Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua “Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…” il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. “Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi l'ha schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati.”
A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito.


Vittorio Arrigoni, Gaza, 8 gennaio 2009
(Grazie ad Alina F. per la segnalazione)

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La terra promessa ha dato il diritto allo stato canaglia di uccidere centinaia di migliaia di persone. L'ebraismo ha inventato una storiella per rubare la terra a un popolo povero. Lo stato di israele (minuscolo) commette crimini da decine di anni. Lo stato canaglia costruisce ville con piscine e palme sui terreni dei palestinesi, scacciati grazie allo strapotere economico e ai soldi degli israeliani.


   

  
  


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La notte non porta solo consiglio, ma a volte anche i ladri.

  

In questi tempi moderni, resi più duri dalla crisi economica, le bande di ladri si danno ancor più da fare a danno delle povere famiglie indifese, a volte trovando vita facile nello scassinare abitazioni poco salvaguardate dalla buona fede della gente comune.

Sento spesso dire che le grate alle finestre e i sistemi di allarme sono poco pratici e costosi, ma devo purtroppo ammettere che se si vuol continuare a dormire con tutti e due gli occhi e non con uno solo, la soluzione è senz'altro quella di trincerarsi dentro i propri appartamenti.

Molto spesso sentiamo nei vari TG di persone anziane che vengono sorprese dentro le proprie case e malmenate fino alla morte da delinquenti crudeli e senza alcuno scrupolo.

Mi ha colpito il racconto di una mia amica, che per la seconda volta in un anno è stata vittima di furto nel suo appartamento, la prima volta era assente e nessuno si è fatto male, ma la seconda volta era in casa con suo marito e suo figlio e stavano dormendo.

Ebbene, i ladri sono entrati, ma molto discretamente hanno spruzzato qualche sostanza soporifera che ha addormentato tutta la famiglia, e dopo aver rovistato e sottratto tutto quello che era a portata di mano, se ne sono andati in punta di piedi con la refurtiva.

Al loro risveglio hanno constatato di essere stati fatti oggetto di furto, ma hanno anche gioito per essere stati "graziati" dai loro
potenziali aguzzini.

Certo che se siamo arrivati al punto di dover ringraziare dei delinquenti per non aver infierito sulle vittime, viene da pensare che il valore della vita umana è veramente inconsistente.

Evviva Arsenio Lupin (ma non troppo).


   

  
  


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E la vita continua, in un pomeriggio piovoso di novembre.

  

Questo articolo ha atteso fino ad oggi per essere pubblicato, per motivi privati e non precisati (Nota di Squid).

In questi pomeriggi piovosi di novembre, non avendo nessuna voglia di mettere il naso fuori di casa, al massimo mi fermo davanti alla finestra ad apprezzare il giallo delle foglie cadute e di quelle che ancora, tenacemente, resistono sul pergolato davanti alla mia casa.

Cosa inventare per trascorrere un'ora, malinconicamente e pigramente? LA SOFFITTA. Questo luogo in cui si accantonano ricordi di una vita, oggetti dimenticati che, tornati tra le dita fanno riaffiorare teneri momenti o dolorosi brandelli di una vita trascorsa, bene e male a seconda dei periodi e delle vicende.

Ho trovato, sotto un cumulo di scatole, una vecchia valigia di legno, del periodo dell'ultima guerra, in cui sono custodite le lettere che mio padre e mia madre, allora fidanzati, si scambiavano amorevolmente. Mi sono immersa avidamente, nella lettura di quelle vere e proprie poesie, dalle grafie svolazzanti, come se ogni lettera fosse il prodotto di un attenta composizione grafica oltrechè poetica.

Non ho potuto fare a meno di commuovermi nel cogliere la delicatezza del loro rapporto d'amore, il rispetto reciproco e quello verso le rispettive famiglie, la timidezza che affiora nel trattare il tema della lontananza e la concretezza nel progettare il futuro. Ma poi, improvvisamente, a causa dello scarso rispetto della cronologia, mi sono trovata tra le mani una delle lettere provenienti dall'ospedale in cui mio padre fu ricoverato per una malattia grave.

Per chi avesse letto, in questo sito, il racconto "le due bambine, il pettirosso e la neve" e gli episodi successivi, forse comprenderà meglio quello che sto raccontando. Ho iniziato a leggere, la grafia bellissima pian piano, al progredire della malattia, diventava sempre più irriconoscibile, finchè un giorno, smise di produrre rassicuranti bugie.

Mi ha sopraffatto la tenerezza quando ho letto che dall'ospedale dirigeva la conduzione dell'economia familiare, dettando raccomandazioni a mia madre sul raccolto e sulla vendemmia e lei gli rispondeva con tutti i dettagli scrupolosamente.

Vi è anche un cenno alla mia salute, chiedeva a mia madre se avessi ancora la febbre, raccomandava di non prendere freddo e di mangiare abbastanza per essere forti nel gelo invernale.
Mia madre, dal canto suo, si rammaricava di non potergli essere vicina, essendo lui a Roma e noi in un piccolo paese delle Marche, e comunque, con l'aiuto di parenti caritatevoli, si riusciva a fargli avere un pò di conforto e compagnia.

"E' bene che tu stia tranquilla che, speriamo in un periodo non lungo, la nostra famigliola sarà di nuovo riunita per non dividersi mai più per queste ragioni". Questa è una delle frasi che conclude una delle lettere inviate a mia madre dall'ospedale. Purtroppo le sue e le nostre speranze sono naufragate in un inesorabile addio.

Questo è quello che ho fatto in un piovoso, malinconico pomeriggio di novembre.

E la vita continua.
Mammut


   

  
  


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