Vale do Pati (Paty) in Chapada Diamantina, Brasile: il terzo parco nazionale più bello al mondo.

  

La Chapada Diamantina è il terzo parco nazionale più bello al mondo, almeno a quanto si dice in molti portali di viaggio internazionali. La vale do Pati (o do Pati) è il cuore del parco nazionale della Chapada Diamantina. Si tratta di una ex valle agricola, accessibile esclusivamente a piedi, per cui è necessario arrampicarsi sulle ripide rocciose pendici della Sincorà Range, attraversare un altopiano esteso e poi scendere un ripidissimo e stretto sentiero che costeggia il burrone sovrastante la valle.

La vale do Pati non è stata devastata a livello geologico come altre parti della Chapada Diamantina, durante il periodo di estrazione dei diamanti. La sua salvezza è legata al terreno povero di gemme (anche se con alcuni giacimenti di oro nei letti del fiume).

L'ottimo suolo e l'abbondanza di piogge, uniti alla presenza di un fiume, hanno permesso agli indigeni di coltivare per decenni grandi quantità di banane, caffé, arance, cassava, riso, mais e altri vegetali, nonché alberi da frutta.

Questa produzione massiva era principalmente destinata a sfamare le popolazioni di minatori intenti a ricercare diamanti in tutta l'area della Chapada, e portò la valle ad una crescita demografica che toccò le 2500 unità nel periodo di massima espansione. Una volta conclusasi l'era diamantifera, l'intera Vale do Pati fu convertita a piantagione estensiva di caffé.


La Chapada Diamantina, vista del parco nazionale.

Ad oggi la valle ha solo un centinaio di abitanti, con due dozzine di case.


Origine del nome

L'origine del nome della valle è ignota, e il nome Pati, che si pronuncia in italiano "Pa-ci", viene da alcuni attribuito al nome della prima famiglia che andò ad abitarvi, mentre altri ipotizzano che si riferisca al vecchio albero delle palme "Palm Tree", le cui foglie a pianta larga venivano usate nella costruzione dei tetti delle abitazioni.


Il declino

Nel 1950 e '60 la popolazione ha subito un elevato decremento, da migliaia a un centinaio di individui. Il declino fu dovuto principalmente alla migrazione nelle grandi città del Brasile come San Paolo (attualmente la seconda città più grande del mondo), complice anche la diminuzione della resa dei terreni della valle dopo centinaia di anni di sfruttamento. Tuttavia, la ragione principale del declino della valle fu ancora una volta, come nella storia di frequente avviene, un fenomeno economico.

Vecchi abitanti della Vale do Pati.

Le banche negli anni '60 proposero agli agricoltori dei lauti prestiti per migliorare la resa delle proprie attività, per sostituire le piante di caffé tradizionali, con nuove piante più redditizie e produttive. I prestiti furono erogati ma la bassa cultura di una popolazione non in grado di fare pianificazioni economiche sostenibili mandò in fumo i prestiti, usati solo parzialmente per l'introduzione di piantagioni più efficienti (e che tra l'altro tali non si rivelarono), portando i cittadini della valle in bancarotta.

Come in tutti i casi di bancarotta, gli istituti di credito si prendono case e terreni. Le banche espropriarono i terreni, costringendo gli indigeni alla fuga a cercare lavoro e dimora altrove. La sorte per fortuna non permise alle banche di trarre vantaggio dall'acquisizione delle aree espropriate, di basso valore, e poco appetibili sul mercato; dopo decadi di presenza nel patrimonio economico bancario, i terreni e quel che rimaneva delle abitazioni, furono infine donati all'ente di gestione del parco nazionale.


La vita nella valle

Pati è una valle stretta e profonda e le sue mura di cinta sono profonde e ripide. La necessità di sviluppare l'attività agricola ha portato i locali a coltivare anche aree raggiungibili esclusivamente con corde, o a coltivare su terreni con pendenza anche del 40%, sfruttando al massimo le aree disponibili.

Gli abitanti della valle sono autosufficienti per la maggior parte delle necessità. Sui tetti delle abitazioni sono installati pannelli fotovoltaici con accumulatori in grado di alimentare radio, illuminazioni esterne ed interne alle abitazioni o caricabatterie di macchine fotografiche o di telefoni cellulari (che ovviamente non trovano campo alcuno nell'intero parco nazionale).

L'agricoltura, l'allevamento di ovini e bovini permette l'alimentazione completa delle famiglie. L'acqua bevuta è quella del fiume, ritenuta chimicamente e biologicamente pura, malgrado la colorazione rossiccia, dovuta all'eccesso di tannino.


Trekking nella Vale do Pati

Molte guide turistiche offrono escursioni di 1, 3, 5 e 7 giorni all'interno del parco nazionale della Chapada Diamantina. Va detto anche che è possibile affrontare completamente da soli l'intera area, ricca di centinaia di percorsi di trekking, centinaia di cascate, decine di grotte e sentieri per raggiungere le aree più alte del parco (che si estende su un terreno più ampio di Belgio e Olanda messi insieme).

Abbiamo scelto per la nostra escursione nella vale do Pati il gruppo di guide di Fora Da Trilha, la stessa usata per l'escursione al Morro do Pai Inácio. La partenza è da Lencois, il paese più turistico e idoneo per affrontare la Chapada Diamantina, che richiede 10-15 di giorni di permanenza per poter essere vissuta in modo proficuo.

L'esperienza che stiamo per raccontarvi è relativa al percorso da 3 giorni, che consente di affrontare un percorso di trekking di difficoltà medio-alta, con solo uno zaino in spalla.

Per chi non conoscesse i livelli di difficoltà del trekking (Hicking in inglese), la seguente lista è quella ufficiale:

  • estremo
  • alto
  • medio
  • facile

L'escursione di 7 giorni (la nostra è stata di 3 giorni) richiede invece una maggiore preparazione, non tanto fisica, quanto per le attrezzature necessarie, che comprendono anche tende da campeggio per il pernottamento nelle grotte e nelle altre aree abilitate.

Il percorso dell'escursione è tracciato nella mappa seguente (visibile in modo interattivo a questo link):

Mappa escursione nella valle do Pati (clicca per ingrandire)

Si inizia con il tracciato giallo che costituisce l'attività della prima giornata. Il secondo giorno segue il percorso celeste (con la piccola variante in grotta del percorso rosso), andata e ritorno. Si prosegue, sempre il secondo giorno per il percorso verde. Il terzo giorno il tracciato viola porta all'uscita nord del parco nazionale.


L'equipaggiamento

Tutto inizia con un breefing a ore 8:30 presso la sede dell'agenzia Fora da Trilha, ubicata nel centro di Lencois, in cui viene eseguito un check completo delle attrezzature e della salute dei membri del gruppo.

Briefing prima della partenza presso gli uffici di Fora da Trilha

Per affrontare i tre giorni di viaggio vi sarà richiesto di indossare scarpe da trekking (o scarpe da ginnastica), pantaloncini (due cambi), costume, infradito, spray antizanzara, crema protezione +50, cappello, canottiere o magliette (almeno due cambi), una felpa, un impermeabile in caso di pioggia, una bottiglia di acqua da 1,5 litri, occhiali da sole, dentifricio, spazzolino, shampoo e bagnoschiuma, soldi (per comprare la birra lungo la strada o nella valle).

Chapada Diamantina, Vale do Pati. Partenza in Jeep.

Si parte da Lencois, in Jeep. Nel nostro caso con 2 guide (Jorge e Renato) e 8 partecipanti (due italiani, due olandesi, un argentino, uno spagnolo e due americani). Gli zaini vengono collocati in cima al veicolo, bloccati da una rete protettiva.


Il viaggio di andata in auto

Il viaggio in auto dura 2 ore e mezzo, per raggiungere la città di Guiné, sul lato ovest del parco. Lencois è ubicata nel lato est del parco e il viaggio in auto circumnaviga la parte nord del parco nazionale, passando per la cittadina di Palmeira per uno stop utile ad acquistare dell'ottimo pane fresco.

Il viaggio di andata è particolarmente interessante e, grazie a inediti scorci pittoreschi, anche divertente. Si passa tra campi coltivati e piccole frazioni abitate ricche di casette tradizionali costruite con legni e argilla (niente mattoni) e stranezze come l'automobile riciclata (rasta).

Chapada Diamantina, Vale do Pati. Automobile del riciclo nel viaggio di andata.

L'ultima parte del viaggio dell'andata è a passo d'uomo su strade di terra rossa decisamente accidentate, e che conduce sulle pendici di alcune montagne che proteggono il parco nazionale dal mondo esterno, e che costituiranno il primo importante valico per il distacco dal mondo esterno.

Chapada Diamantina, Vale do Pati, fine del percorso stradale.

Chapada Diamantina, Vale do Pati, fine del percorso stradale.

Giunti a Guiné, si supera il paesino e si raggiunge l'ultima area percorribile in jeep, dove si lascia l'auto e si inizia la salita verso l'altopiano che separa la civiltà dall'isolamento della Vale do Pati. Prima di iniziare il viaggio, i consigli necessari per la sopravvivenza di base vengono impartiti dalle guide. In particolare, riassumiamo i più importanti:

  • mai abbandonare i sentieri, serve ad evitare serpenti e alveari di api molto pericolose
  • bere in continuazione, anche se non si ha sete
  • non raccogliere assolutamente sassi, piante o altri materiali nel parco
  • in caso di smarrimento del gruppo, rimanere esattamente dove si è sul percorso, anche di notte, e sarete sicuramente salvati da altre guide che di frequente passano nel parco


Il valico delle montagne, e l'entrata nel parco

Si parte!
Una rilassante prima strada sterrata con qualche curva, dove forse anche la Jeep averebbe potuto spingersi.

L'inizio della salita per il valico di entrata nella Vale do Pati.

Un'ora o due sono necessarie per salire sull'altopiano, dove il vento soffia piacevole stemperando il caldo estivo (febbraio) e nascondendo la vera forza del sole brasiliano, che non va MAI preso sottogamba. Protezione solare +50 come se piovesse ci ha permesso di abbronzarci lo stesso senza scottature. Bruciarsi in questo tipo di itinerari significa soffrire le pene dell'inferno i giorni successivi, nei quali si è comunque esposti al sole cocente. Cappelli come quelli da cowboy (con visiera a 360°) permettono di salvare collo e orecchie dall'ustione.

La salita riserva le prime scoperte, da fiori strani a un primo bivacco su comode pietre giganti, che consente alle guide di aprire un discorso introduttivo di presentazione al gruppo delle bellezze naturalistiche del parco, sottolineando le regole per non arrecare danno all'ambiente.

Fiore ignoto del parco nazionale della Chapada Diamantina.

Purtroppo fiori e piante a noi ignoti sono molti e non sempre le guide riescono a fornire il nome dell'esemplare, anche perché quando ne conoscono l'identità, non sei pronto a scrivertelo su un foglio di carta :)


In cima all'altopiano

Il venticello, che a detta delle guide è sempre presente, consente di godere a pieno dell'escursione, quindi non aspettatevi calura estrema in questa prima parte del viaggio, ma piuttosto una piacevole e rinfrescante brezza.

L'altopiano è costituito da lastre di pietra di grandissime dimensioni, che rendono facile il camminamento, alternato da aree di terra rossa parzialmente argillosa, tra arbusti e piante che difficilmente superano il metro e mezzo. Siamo a 1200 metri di altezza e non vi è alcuna vegetazione tropicale. Quella in cui ci si trova immersi è la famosa "foresta atlantica", diversa dall'immaginario popolare della vegetazione della foresta amazzonica.

Altro fiore ignoto della Valle do Pati.

La vista è particolarmente suggestiva. All'orizzonte si iniziano a far notare i vari morri (le montagne a forma di trapezio); la loro distanza, lascia intendere la vastità dell'area e di conseguenza le molte ore di cammino sull'altopiano.

Panorama dell'altopiano della Chapada Diamantina prossimo alla Valle do Pati

Il primo punto di interesse è il Rio Prato, il famoso "fiume nero", che solca l'altopiano con suggestive pozze balneabili, in cui è possibile farsi fare un simpatico scrub dai pesciolini, o nuotare nelle acque ricche di tannino che viene rilasciato nell'acqua dall'infusione delle piante e degli arbusti a bordo fiume.

Rio Preto, il fiume nero nella valle do Pati, in Chapada Diamantina.

E' consentito fare il bagno nel fiume, la cui acqua è particolarmente calda in superficie e decisamente fredda nei metri sottostanti (profondità massima di 4 metri). La colorazione dell'acqua permette di scattare fotografie uniche.

Acqua tanninica del Rio Preto, il fiume nero.

Lasciato il fiume e affrontata una robusta pausa pranzo, si riparte verso la valle, carichi di energie e della goliardica euforia che si libera in quelle rare occasioni in cui il gruppo reagisce chimicamente grazie al perfetto incastro delle sue molecole di base, e al cibo :)

Si prosegue verso una delle parti più belle della valle do Pati, la grande vista sulla valle, per cui un paio di ore di cammino sono ancora richieste.


Il primo panorama sulla valle

L'altopiano è finito e si giunge alla veduta più importante del primo giorno di viaggio che, oltre a soddisfare lo sguardo, consente di capire quello che il gruppo si troverà ad affrontare nei giorni successivi. A sinistra la montagna nota con il nome di Morro Branco (monte bianco), a destra Morro Alto (la montagna alta) e al centro la Valle do Pati, al cui centro spicca una collina di medie dimensioni a forma piramidale, che divide di fatto la valle in più aree.

Valle do Pati, vista con leggenda. Cliccare per la versione in alta risoluzione.

Leggenda esplicativa:

  1. villaggio in cui si dormirà la seconda notte
  2. Morro Branco
  3. Morro Castello, su cui si salirà il secondo giorno con panorama nella valle adiacente
  4. collina piramidale al centro della valle
  5. Morro Alto (parzialmente visibile nella foto)

Venti minuti per fare foto, riposarsi, chiacchierare e porsi la domanda: "da dove diavolo si scende per la valle?". In effetti c'è da chiederselo. L'intero altopiano sprofonda in un baratro verticale (attenzione a non sporgervi troppo nel fare le fotografie) e considerando che tale precipizio si estende a perdita d'occhio sia a destra che sinistra, viene difficile immaginare una comoda via per scendere a valle.

"Comoda non proprio, ma una via c'è!", risponde la guida.

La via è sulla destra, scende vertiginosamente e raschia la parete verticale con una discesa a zigzag. Alla domanda "ma la via è sicura?", la risposta è "se non salti di sotto... non cadi di sotto".

La cosa che più colpisce nello scendere, oltre alla ripidità del sentiero (che spesso costringe a scendere di masso in masso in posizione seduta), è il fatto che il sentiero fu costruito dall'uomo, estirpando alberi, arbusti e posizionando rocce nel modo più utile alla discesa. Qualcuno osa chiedere se la ripida discesa costituirà una ripida salita nella via per il ritorno e, ancora una volta, la guida risponde nel peggiore dei modi: "si!"

La ripida discesa alla valle do Pati.

La discesa è particolarmente interessante. Si passa per alcuni punti in cui è effettivamente percepibile l'assenza di parapetti, ad altri in cui si è piacevolmente incanalati in piccoli canyon di rocce, tra cui calarsi con soddisfazione, sasso dopo sasso. La compagnia è particolarmente allegra, anche per il fatto che l'ombra di cui gode il pendio riduce la temperatura e rende gli sforzi più leggeri.

La discesa è veloce e, ogni volta che si volge lo sguardo in alto, ci si rende conto di quanto si sia già distanti dall'area panoramica lasciata indietro. In mezz'ora circa si è sul fondo della valle, pronti a risalire per la collina piramidale, dopo un rapidissimo stop farcito dall'incontro con un'orchidea fiorita (l'unica di tutta la valle, poiché in Brasile il periodo di fioritura è settembre, mentre il nostro tour è iniziato il 4 febbraio).

Orchidea fiorita nella valle do Pati.


Lo svalico della collina

Per raggiungere la dimora della prima notte è necessario superare la collina piramidale che si vede dalla panoramica. Una volta scesi a valle si deve quindi ricominciare a salire.

Lo svalico della collina nel mezzo della valle.

Ora la stanchezza inizia a farsi sentire nel risalire per un chilometro sotto il cocente sole, un sentiero sterrato.

Salita verso la collina piramidale.

Tutto diventa più facile quando ci si rende conto che siamo nel centro della valle, circondati da montagne verticali di rara bellezza. Le seguenti due fotografie mostrano Alejandro in testa alla fila e la vista sulla destra del sentiero della montagna nota come Morro Alto (visibile in parte anche nella prima panoramica mostrata in precedenza).

Sentiero di salita verso la collina piramidale.

Morro Alto, la montagna sulla destra del sentiero per la collina piramidale.

Il dettaglio di Morro Alto, visibile nella seguente fotografia, rende l'idea delle dimensioni della struttura, se paragonata alle dimensioni degli alberi. Interessanti gli strati della montagna, caratteristici dell'intera area della Chapada Diamantina.

Dettaglio di Morro Alto

Una volta in cima, ci si ferma a bere nuovamente. A differenza delle soste precedenti, ora nessuno si fa problemi a lanciarsi sul terreno appena questa opzione si rende possibile.

Bivacco in cima alla collina piramidale.

Si riparte, per fortuna nuovamente all'ombra, dove si continua tra discese e micro salite, su un sentiero che chiaramente indica la presenza periodica di cavalli, asini o muli.

A fondo valle la vegetazione muta e si arricchisce di felci bicolore; verdi quando vive, viola quando morte. Non vi è alcun colore intermedio tra le due fasi di vita della pianta e questa caratteristica dona una forte identità cromatica all'ambiente.

Sentiero verso la prima dimora del viaggio di tre giorni nella Valle do Pati

Il gruppo procede come un trattore. Oramai si chiacchiera poco e tutti cercano di scorgere la casa nella valle, che la guida ha nominato durante l'ultima sosta.

Parte del gruppo sul sentiero della valle do Pati

Il gruppo si ferma e la guida indica sulla destra, ancora lontano dalla posizione attuale, la dimora della prima serata. La casa è piccola e immersa nella foresta (poi si scoprirà che le case sono due). Subito la mente si riempe di ipotesi e pensieri sulla bellezza e la difficoltà della vita nella valle condotta dai locali, ma i piedi doloranti e la stanchezza, come in ogni uscita di trekking che si rispetti, rapidamente spostano i pensieri in direzione low profile, stile "tra quanto arriviamo?"

Si intravede la dimora nella Valle do Pati

Si giunge ad un bivio e ci si ferma per un'altra sosta; un asino si gratta il collo contro un ramo spezzato di un albero.

L'asino si gratta il collo sull'albero

Si riparte, fino a raggiungere l'accogliente meta di fine giornata, dove una memorabile cena e un'incredibile atmosfera di eterna pace attendono la gloriosa ciurma!


L'arrivo alla dimora di Mr. Wilson e Donna Maria

Arrivo alla casa di Mr. Wilson e Donna Maria nella valle do Pati.

Poco prima del tramonto, in tempo per una doccia e la cena. In Brasile, o meglio, nello stato di Bahia, il tramonto avviene tutto l'anno intorno alle ore 19:00.

Arrivo alla casa di Mr. Wilson e Donna Maria nella valle do Pati.

Una volta eliminati sudore, sale, creme protettive, fango e terra, con una gloriosa doccia, ci si ritrova tutti piacevolmente nel piccolo piazzale sterrato tra le due case di legno e fango. Mr. Wilson, Donna Maria e i due figli, vivono in una delle due piccole casette, mentre l'altra è adibita a rifugio per escursionisti. Le camere sono perfettamente a posto, letti comodissimi, ambiente pulito e dal carattere fortemente rustico. Le case sono circondate da banani, alberi di frutta, qualche gallina e un dolce, quanto rassegnato, cane.

La sera nella valle do Pati

La famiglia vive di turismo e di agricoltura, fornendo ai visitatori un tetto comodo e due pasti (cena e colazione) di altissima qualità. I pasti sono organizzati sotto un pergolato sito nel retro giardino. Tutto il cibo viene dal lavoro di Mr. Wilson e Donna Maria: dai fagioli alla zucca, al riso fino alla farina di mais e la frutta.

Ogni piatto è così buono da spingere tutti i commensali al bis!

Cena a casa di Donna Maria, in valle do Pati

La prima cena nella valle do Pati in Chapada Diamantina

Qui, sotto forma di buffet, prende vita una lunga e piacevole cena internazionale, in cui i protagonisti del viaggio trovano finalmente modo di condividere solo ciò che vogliono sulla propria vita privata.

Valle do Pati, la cena buffet

Falene di grandi dimensioni (una decina di centimetri di apertura alare) svolazzano sotto una tettoia di amianto sorretta da qualche palo di legno.

Farfalle giganti in valle do Pati.

Le conversazioni spaziano piacevolmente tra racconti di trekking, tra birra, rumorose battute e momenti originali, come gli scatti fotografici al cielo stellato. Grazie alla completa assenza di luce artificiale per molte miglia dalla casa, il cielo rimane puro e scuro, offrendo una visuale rara a chi è abituato a guardare nelle grandi città.

Eduardo, spagnolo, fa notare a tutti le costellazioni impossibili da apprezzare dall'emisfero settentrionale (europeo) e scatta le seguenti panoramiche con la macchinetta poggiata sul un palo del recinto dell'orto.

Cielo stellato della valle do Pati presso Donna Maria.

La birra è nel frigorifero e si paga il mattino seguente su dichiarazione spontanea di onestà. 5 reais a lattina. Nello stato di Bahia si beve la Skol o la Schin, le due birre principali, entrambe leggere (4,5% di volume alcolico).

Serata con birra all'esterno.

La serata finisce piacevolmente alle 22.00, orario perfetto per andare a dormire e per ricaricare le pile per affrontare la seconda giornata, preannunciata dalle guide, come la giornata più tosta delle tre!


Secondo giorno, colazione e via!

Eccoci all'alba del secondo giorno, dopo 9 ore di sonno su un comodissimo letto, come mai avremmo sognato di trovare in mezzo alla valle. Ci si prepara e si va a fare colazione. Eduardo già si allaccia le scarpe da trekking, pronto a partire, mentre qualcun altro ancora temporeggia in sala colazione.

L'alba alla valle do Pati

La mattinata sembra nuvolosa e tutto fa pensare che useremo gli impermeabili molto presto. Nell'attesa degli altri, un rapido giro intorno alla struttura, evidenzia una caratteristica interessante: il retro delle abitazioni non è completato e si può notare il vero telaio delle case, realizzate con pali di legno e argilla.

Il retro della casa mostra le mura fatte di fango e legno.

Il retro della casa mostra le mura fatte di fango e legno.

Si parte, il secondo giorno di trekking è al via!

Pronti, partenza, via!
Tutti nuovamente in fila indiana con una guida in testa e l'altra a chiudere la fila, nella direzione del fiume, dove si scende prima di iniziare la risalita verso la montagna.

La seconda giornata prevede la scalata al Castello, ossia un pinnacolo visibile nella panoramica mostrata nel primo giorno (punto 3). Si passa per il fiume e si inizia presto nuovamente a salire, fino a raggiungere la base della montagna.

Verso il Castello!

E' splendida l'atmosfera al mattino nella giungla. La nebbia lascia spazio all'immaginazione e così dietro gli alberi è facile pensare a fiumi, valli, laghi e meraviglie che presto si materializzano, anche se in forma differente dalla fantasia di qualche minuto prima. Ogni tanto qualche nube si dirada di quanto basta per scoprire le pendici delle montagne.

La foresta al mattino nella Chapada Diamantina

In poco tempo si scende al fiume, il cui letto è costituito da lastre di calcare, su cui l'acqua scivola con specchi poco profondi che riflettono il grigio del cielo. Niente pesci, se non i pesciolini da scrub che oggi vengono offerti nella fish pedicure nei centri estetici occidentali. Affamati come sono, ve li troverete facilmente su mani e piedi, ancora di più se, come abbiamo fatto noi, vi sporcherete le mani con del cibo.

Il fiume nella Vale do Pati.
L'attraversamento del fiume nella Vale do Pati.

Il cielo oscurato permette di salire senza sudare, anche se con l'avanzare delle ore le nubi si diradano lasciando il posto al cielo limpido.

Uno strano fiore rosso a trombetta fa capolino tra le foglie. E' un Ibiscus! Gli uccelli tropicali rumoreggiano ed è un piacere ascoltare gorgoglii, inediti a noi europei, fare eco in tutta la valle.

Fiore a tromba nella foresta della chapada diamantina.

Strani funghi crescono sugli alberi. Il gruppo fa domande e le guide rispondono. La vegetazione racchiude il gruppo e la sensazione di avere strani animali intorno è forte per i rumori continui tra gli arbusti, e tutto lasca credere di essere davvero nel cuore della foresta.

Uno strano fungo cresce sull'albero.

La salita verso il castello è dura e ricca di grandi scalini. Ogni tanto una pausa di 5 minuti permette di chiacchierare, mangiucchiare e ridere con grande autoironia di tutti gli elementi del gruppo. Qualcuno inizia a parlare di grotta e i claustrofobici iniziano a tremare. La guida Jorge, non è mai così esplicita, lasciando molto all'immaginazione. La suspance cresce. Roberta cerca di estirpare informazioni a Jorge, che mugugna divertito qualcosa, infilandoci in mezzo la parola "pipistrelli".

Roberta chiede a Jorge informazioni sui prossimi passi.

La salita verso il castello.

La vegetazione continua a sfornare fiori incantevoli, anche se radi.

Lo strano fiore nei pressi dell'entrata della grotta.

Siamo giunti a metà strada, alla base della montagna rocciosa, esattamente dove la roccia emerge dalla forma conica dei detriti dell'erosione ricoperti dalla foresta. La vista è splendida e in lontananza, con buono zoom, si riesce a vedere una delle tante cascate del fiume al centro della valle.

La vista nella salita.

Sembra che siamo arrivati alla fine del percorso. Dove siamo ora sembra impossibile proseguire. Siamo letteralmente alla base della parete verticale.

Roberta all'entrata della grotta.

Come si prosegue ora verso la vetta? Semplice... attraverso la grotta!
Guardando verso la valle infatti, la vista è questa.

La vista a metà strada per la vetta!

Guardando verso la montagna, si scorge la via del proseguo. Le prossime foto mostrano la differenza di dimensioni che la grotta assume senza e con le persone.

Il grande varco dell'entrata nella grotta.
L'entrata nella grotta e le sue dimensioni rapportate agli esseri umani.

Una volta entrati viene spontaneo guardarsi indietro, soprattutto perché avanti a noi tutto è nero.

L'entrata della grotta.

Jorge rabbocca le bottiglie vuote di tutto il gruppo, con acqua naturale come sempre tanninica e rossiccia, ottima al gusto.

Jorge riempie le bottiglie di acqua in una sorgente nella grotta.

Dopo 10 minuti di camminata nella grotta si esce dall'altro lato. Il percorso interno è sicuro, anche se in un paio di punti si deve prestare attenzione a non sbattere la testa quando il soffitto di abbassa per qualche decina di metri di percorso.

Finalmente la luce!

All'uscita, si può ammirare uno strano arco di pietra naturale sotto il quale la vista sulla valle si apre in profondità.

L'uscita della grotta che conduce al castello.

Sul mio zaino una farfalla.

Una farfalla sullo zaino all'uscita dalla grotta.

La vista all'uscita dalla grotta mostra il lato oscuro del Morro, la parte non visibile dalla valle, su cui uno dei costoni è palesemente fuori baricentro.

L'uscita della grotta.

Strani torsoli di mais fioriti fanno capolino tra gli arbusti. La fame li tramuta in miraggi di gelati esotici.

Fiore strano vicino al fiume.


Il castello

Il castello è la vetta più alta raggiungibile a piedi nei tre giorni di Trekking nella valle. La strada per salire è la medesima da percorrere per la discesa.


Questa parte della salita è la più pericolosa. Le guide si mettono appositamente a creare dei parapetti umani per evitare il capitombolo nel burrone. Piano piano si arriva in cima, dove la vista è spettacolare. Jorge e Renato tirano fuori noccioline, frutta secca e biscotti. Si pasteggia felicemente per il raggiungimento della prima meta della giornata!

Guardando in basso dalla vetta si scorgono due ammiratori di panorama sulla via della salita. Giù in fondo, a 300 metri di profondità, la valle.

Qualcuno si rilassa qualche decina di metri sotto di noi!


La panoramica

La vista a 360 gradi è il completamento dei vari scorci che si apprezzano solo parzialmente durante la salita. Ora tutto torna, tutto quadra e da questa nuova altitudine si possono raggiungere distanze prima impossibili. In lontananza altissime cascate impreziosiscono la valle della Chapada Diamantina, che si estende a perdita d'occhio nella pura e leggiadra aria di montagna.

Panorama dal Morro Castelo

E' ora di andare.

Si scende per la stessa strada dell'andata, ripassando per la grotta. Sandi non demorde e esce glorioso dall'oscurità.

Sandi all'uscita dalla grotta.

L'obiettivo è tornare in massimo un paio di ore alla casa dei nativi, con uno stop interessantissimo. Jorge si arrampica su un albero per convincere un frutto a forma di fagiolo gigante a cadere a terra.


Il frutto magico

Uno dei segni indelebili del Brasile è la frutta. Una quantità sterminata di frutti inediti, mai provati prima, neanche sotto forma di succo di frutta importato in Italia dall'estero. Eccone uno a portata di mano, vederlo cogliere maturo dall'albero, aprire e servire fresco, come mamma natura l'ha progettato.

Jack Fruit in Chapada Diamantina

Il video mostra la stranezza della parte interna del fagiolone, noto con il nome di Jaca Fruit (Jorge ci ha spiegato che si tratta di un frutto importato dall'oriente e che si è ambientato perfettamente in Brasile già da qualche secolo).


Il gusto è quello della gomma alla fragola Big Babol, con un seme all'interno di ciascuna "gomma da masticare", che ci siamo riportati in Italia e che presto pianteremo :)

Gomma Big Babol alla fragola.

Di seguito il video dell'apertura del frutto ad opera di un'altra guida montana incontrata nel percorso.


Soddisfatti dell'originale sosta si riparte verso la casa dei nativi, giusto il tempo di raccogliere gli zaini, di salutare Donna Maria e famiglia e si riparte verso il radioso pomeriggio, che prevede la risalita del fiume, un bagno rinfrescante e la risalita di tre cascate, che culminerà con l'arrivo al secondo villaggio in cui si cenerà e si spenderà l'ultima notte.

Il fiume solca l'intera Vale do Pati. L'acqua è la solita tannica rossiccia potabile (non nera come quella del Rio Preto). Complice la siccità estiva, non è difficile risalire il fiume lungo il suo corso proprio per il basso livello dell'acqua. Si salta di pietra in pietra superando due bellissime cascate, fino al raggiungimento della terza.

Il seguente video mostra il percorso delle cascate, tra un salto e l'altro.


Tra una cascata e l'altra, un bagno e l'altro, scatta il momento di svacco e di relax in cui... "nei silenzi ognuno piano, fruga dentro di sé".


Qui il viaggio sembra finire e non sembra esserci modo di proseguire, se non arrampicandosi dove l'acqua scende (Nnooo!), ed è proprio qui che la guida tira fuori l'asso dalla manica: senza aprire botole o passaggi segreti, Jorge ci mostra una via che non avremmo altrimenti mai seguito, dimostrandoci che, dove non pensavi che saresti potuto passare, alla fine puoi passare!

Il seguente video mostra proprio la strana via di fuga dal muro invalicabile della cascata.


E che dire dell'espressione sul viso del grande Sandi?

Sandi preoccupato per la salita sull'albero.


Risalita accanto a una delle cascate.

Si procede verso la cascata successiva, per poi lasciare il sogno, salutare il fiume e riabbracciare il sentiero sterrato, incontrando una pianta di agave (la pianta della tequila) e un cimitero degli indigeni, che per rispetto abbiamo preferito non fotografare.

Roberta... La tequila non è nella pianta!

La pianta Agave della Tequila.

Si giunge finalmente, attraversando un traballante tronco-ponticello, al secondo villaggio dei nativi.

Il ponte traballante in Vale do Pati per raggiungere la casa dei nativi.


Vale Do Pati villaggio dei nativi.

Il villaggio è costituito da quattro edifici e una chiesetta. La popolazione è più estesa e sembra raggiungere le 8 unità. Si contano anche dei bambini, grandi appassionati di pallone.

Testa di mucca

Un'inquietante testa di mucca impalata stile totem veleggia sul piccolo pergolato al centro della piazzetta. Qui le docce sputano acqua calda, rendendo ancora più piacevole il fatto di levarsi il fango da dosso.

C'è anche un piccolo bar, in cui le birre sono tenute "al fresco" nell'acqua di fiume. Una doccia, una chitarra scordata, qualche birra e si è già alticci ancora prima della cena.


Il gruppo è al massimo dello sprint. La giornata è stata memorabile e già dopo poche ore si scava nei ricordi della bellissima giornata.

Tutti a cena!

Cena nel villaggio dei nativi in Vale do Pati

Anche questa volta gli indigeni si superano, proponendo un buffet molto vario e di altissima qualità, nuovamente seduti sotto un pergolato di amianto, a raccontar storie e ridere finché la stanchezza non manda gli irriducibili della chiacchiera a dormire.

Cena alla dimora degli indigeni nella Vale do Pati

La notte passa insonne per le zanzare, gli spifferi visibili nella seguente foto e il fatto che abbiamo praticamente dormito per terra. Inutile dare la colpa all'ospitalità. Avremmo dormito bene se come degli idioti non avessimo bevuto thé e caffé dopo cena.

Alloggio della seconda notte nella chapada diamantina.

Alloggio della seconda notte nella chapada diamantina.

La seconda colazione nella valle do pati

Quelli di noi che si sono alzati presto (o che non hanno dormito per niente) hanno già i bagagli pronti e, nell'attesa degli altri, si sollazzano con calcio brasilerio!


Foto di rito di gruppo prima della dipartita.

Foto di gruppo davanti la chiesa prima di partire.

Quel che succede dopo è il ritorno verso la civiltà, con ben 20 chilometri a piedi, risalendo il costone da cui siamo discesi il primo giorno (30 minuti di parete verticale, in pieno stile trekking sullo Stromboli, anche se sul vulcano tale pendenza dura ben 3 ore e mezzo).

Una volta sull'altopiano si devia verso nord, verso la valle di Capao (che si pronuncia "Capon"). La giornata è splendida e la passeggiata lungo il baratro permette di fare foto in scorci spettacolari.

Si cammina per circa 10 chilometri nella direzione del sentiero che porta all'uscita, sulla piana leggermente inclinata dell'altopiano. Le seguenti fotografie rendono l'idea della sterminata passeggiata, per fortuna protetti dal sole grazie al manto uniforme di nuvole che per l'intera giornata è rimasto intatto.

Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Verso la Vale do Capao, alla fie del parco della Chapada Diamantina.


Una sosta presso quello che le guide chiamano "Il Rench con la piscina", che altro non è che un fienile accanto a un laghetto con cascata, per l'ultimo pranzo insieme, un pisolino e poi via, altri 10 chilometri a piedi verso la fine dell'altopiano, per l'ultima sosta prima del ritorno a casa.

Il giardino ZEN nella chapada diamantina vicino a valle do Capao.

Il pavimento della zona è duro e ricco di grinze come la pelle dell'elefante.

Terreno strano della chapada diamantina.

Terminata la sosta, accanto a quello che sembra un giardino Zen, si scende dall'altopiano per un'ora fino alla Vale do Capao, dove la mitica Jeep di tre giorni prima ci attende per riportarci sani e salvi a Lencois, passando per il paese dei fricchettoni (Capao), e tornando alla strada asfaltata.

Qui si ritornano a vedere decine di casette di argilla colorate e graziose, qualche gallina, e nuovamente, anche automobili e motorini. Il ritorno alla civiltà è sicuramente morbido, poiché la civiltà qui è strana. Si esce dalla Vale do Pati entrando nella Vale do Capao, dimora eterna dei figli dei fiori e dei fricchettoni. Case colorate, automobili piene di disegni, pettinature rasta anche sugli animali e un'atmosfera di vacanza eterna.

Ritorno alla civiltà?

La Jeep ci aspetta. Si torna a casa!

Ritorno a Lencois.

Ritorno a Lencois.

La fine dei viaggi non si ricorda mai facilmente, perché in parte non esiste una vera fine quando i ricordi durano forti e le sensazioni restano a pochi millimetri sotto la pelle, capaci di riaffiorare con stimoli minimi.

Di sicuro c'è che un bel viaggio è tale quando lo si fa con belle persone, prima ancora della location che le ospita.

Il mio saluto va lontano, agli amici sparsi in tutto il globo:

Jorge
Renato
Hoit
Frideline
Alejandro
Eduardo
Sandi
Eric

"Bravi tutti!"

Fabio & Roberta :)


   

  
  


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Sfama il mondo. Vendi il vaticano!

  

Ciao, sono Sarah Silverman,

Sapete, di recente ho visto molti tristi e lunghi spot commerciali di richiesta fondi per bambini in pessime condizioni fisiche dovute alla povertà e alla fame. Se come me, non volete vederli e siete intenzionati a risolvere il problema, non provate a cambiare canale, perché ne troverete degli altri, e non spariranno facilmente specialmente, soprattutto se, come me, avete un televisore da 40 pollici. In tal caso vi sembrerà di trovarveli in carne (poca) ed ossa nel vostro appartamento.

Come risolvere quindi il problema?

Semplice. E' sufficiente risolvere il problema della fame nel mondo.

Come?

Vendendo il Vaticano. Pensateci bene... Ci serve un eroe crociato contro la fame, e chi meglio del Papa può rappresentare tale battaglia?

Quindi, Papa, Vendi il Vaticano, ricava 500 miliardi di dollari, compra a te e ai tuoi amici grandi appartamenti con piscine, campi da tennis ecc... e con il resto che ti avanza, sfama il resto di questo cazzo di mondo!

Sarah Silverman, Vendi il Vaticano e sfama il mondo!


   

  
  


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La fine della "Fine".

  

Chi sperava oggi nella fine del mondo, per rimanere sotto le coperte in attesa della grande "fine", sarà rimasto deluso; ci sarà quello che dovendo recarsi alla posta per pagare la bolletta della luce, avrà pensato: ma chi me lo fa fare? Vediamo prima che succede.

Tutti quelli che hanno costruito i bunker, convinti così di poter sopravvivere all'impatto di chissà chi o che cosa, dovranno pensare a come riconvertire i costosi contenitori, quelli più spaziosi potrebbero essere usati per le chiassose feste di giovani scalmanati, soprattutto se sono dislocati in luoghi deserti.

Io credo proprio che tra tutti gli scettici, i convinti e i dubbiosi, ci siano anche quelli che attendevano con ansia l'evento, se non altro per porre fine a: liti condominiali, ricerca di un lavoro, trovare i soldi per l'affitto, la rata del mutuo e la spesa per il cenone di Natale, non ci dimentichiamo l'assalto dei parenti durante le feste.

Comunque, nei prossimi giorni, non mancheranno battute ironiche sull'argomento, io per ora voglio segnalarvi queste simpatiche chicche

http://www.repubblica.it/esteri/2012/12/20/foto/le_20_follie_in_attesa_della_fine_del_mondo-49170381/1/?ref=HREC1-

In ogni modo, buona sopravvivenza e buone feste!

Mammut


   

  
  


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Hai bisogno di un fabbro a Roma con urgenza anche di notte perché sei rimasto fuori casa?

  

A noi di NeverSleep piace scrivere. Scrivere di politica, di sport, di nuovi ritrovati della tecnologia, di ambiente e energie rinnovabili. A volte però, essendo persone comuni, che vivono vite normali, ricche di problemi e inconvenienti, nella scarsissima ecologia del lavoro degli anni in cui viviamo, in cui esistono arraffa tutto spietati, siamo anche fieri di utilizzare le pagine del nostro Blog, per recensire l'attività di persone con cui siamo entrati in contatto in modo fortuito, e che ci hanno stupito per cortesia, onestà, professionalità e disponibilità.

Rimasti chiusi fuori casa di notte alla ricerca di un fabbro a Roma.

Di recente siamo rimasti chiusi fuori casa. Avete presente quando tornando da una cena tra amici uno dei due dice all'altro "ma le chiavi di casa?". "le hai prese tu"... "no le hai prese tu"... ecc... Beh, salvo poi ritrovarle qualche giorno dopo sotto il cuscino del divano a casa dei suoceri, le chiavi di casa erano state prese da uno dei due, che non si ricordava di averle lasciate li.

Ma cosa fare nel mentre?

Chiamare un fabbro. Ma come?

Aprire internet sul cellulare. Cercare su Google "Fabbro a roma", prendere il primo contatto della lista e chiamare di corsa.

Risponde Antonio, della Fabbro Veloce. Da li in meno di un'ora eravamo in casa senza scassinare la porta, senza distruggere il portone blindato. Avete presente quando siete convinti di passare la notte all'esterno, e poi vi trovate miracolati? Ecco come è andata.

Quindi perché non parlarne? Questi sono i veri professionisti, quelli che lavorano per lavorare, notte e giorno. Di queste persone è fatta l'Italia che noi sogniamo. Complimenti ad Antonio e al suo Staff di professionisti per il supporto e per la bravura in un'opera a mio avviso (anche se non sono un tecnico) estremamente difficile.


   

  
  


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Campi fotovoltaici

  

Di recente abbiamo installato i pannelli solari fotovoltaici nella nostra nuova abitazione. Tralasciando per ora in questo articolo le nostre più o meno forti convinzioni etiche di questo gesto, abbiamo avuto modo di avvicinarci ad un'impresa, la G2 Italia, che oltre a realizzare impianti per le abitazioni, sviluppa progetti per quelli che si chiamano in gergo i "campi fotovoltaici", ossia veri e propri campi, grandi estensioni territoriali, in cui al posto delle carote, vengono piantati pannelli fotovoltaici.

I campi fotovoltaici. Come e dove si installano?

Queste estensioni fotovoltaiche possono essere sviluppate su un terreno di qualsiasi dimensione e caratteristica, che abbia però il requisito di non essere coperto da ombre e di avere un discreto livello di stabilità del terreno. Può essere realizzato su normali campi da coltura agricola, a colline (nel lato di buona esposizione alla luce del sole). Normalmente questi impianti vengono realizzati da aziende che intendono investire nelle energie rinnovabili, facendo incetta di incentivi statali per la produzione di corrente elettrica (lo stesso motivo per cui la maggior parte dei cittadini privati (noi compresi), che hanno un tetto di proprietà, decidono di fare questo investimento, che a livello economico ha una resa complessiva del 16% annuo per 20 anni (nessun altro investimento porta risultati neanche minimamente simili stando alla penosa economia degli ultimi 10 anni). Ecco quindi che aziende intelligenti e lungimiranti, trasformano campi d'erba in strutture a zero impatto ambientale (gli impianti possono essere realizzati senza uso di calcestruzzo e quindi smantellabili in futuro senza "scorie e scarti").

Che potenza hanno i campi fotovoltaici?

Una normale abitazione porta ad installare impianti da 3 a 4.5 KW (Kilowatt) di potenza (dai 12 ai 18 pannelli solari, dato del 2012), mentre un campo fotovoltaico può arrivare a produrre anche 20, 40, 100 KW di potenza, semplicemente dipendente dall'estensione territoriale.

I finanziamenti nel fotovoltaico (anche nel privato)

Il cosiddetto "Conto Energia", è quel programma di incentivi statali volti a diffondere la cultura delle energie rinnovabili, sia tra i privati che tra le grandi aziende, e che consente sostanzialmente di rientrare della spesa nei primi 6 o 7 anni di produzione di corrente elettrica, per poi passare a generare puro reddito dopo il breakeven (il momento del pareggio) e fino ai 20 anni dall'installazione. Diciamo che un'ipotetico impianto dal costo di 10.000 euro, può produrre anche 1600 euro l'anno di incentivi, e ripagarsi in 6,25 anni. Per i restanti 12,75 anni, si avrebbe un guadagno puro di euro 20,400.

Il reddito energetico nel fotovoltaico?

Oltre ai finanziamenti, c'è un secondo tipo di guadagno che aziende e privati (ma soprattutto i campi fotovoltaici) si mettono in tasca, ed è legato all'energia prodotta. Mentre gli incentivi statali (del punto precedente) vi pagheranno per il solo fatto di produrre energia (indipendentemente dall'uso che ne viene fatto), agli incentivi si sommerà un ulteriore guadagno, che sarà opzionabile tra:

  • Vendere la corrente prodotta (in eccesso rispetto a quella utilizzata)
  • Riprendere la notte la corrente in eccesso e non acquistarla quindi dal gestore

E' ovvio che aziende che installano 40 KW di pannelli fotovoltaici, preferiranno usarli, oltre che per guadagnare con gli incentivi statali, anche per utilizzare l'energia prodotta per non pagare salate bollette di corrente. Nel caso dei campi fotovoltaici invece, in cui i pannelli non sono installati accanto agli uffici o le fabbriche delle imprese, sarà possibile immettere l'energia in rete e farsela pagare dal gestore (anche se il costo di vendita è di circa 1/3 di quello di acquisto, quindi in caso di attività lavorative notturne, converrà scegliere l'opzione di "riutilizzo della corrente prodotta in eccesso durante il giorno", e non la vendita di tale eccesso.


Cosa sono e come funzionano i campi fotovoltaici

Diciamo comunque, parlando dei numeri sopra ipotizzati (ossia un impianto di 10.000 euro, che oggi nella media dei casi corrisponde al 3 KW, dato del 2012), può portare a rendere anche 400-500 euro l'anno di corrente venduta per eccesso (stimata su una famiglia di 3 persone).

Cosa altro caratterizza i campi fotovoltaici?

Principalmente le clausole assicurative, che trattandosi di grandi quantità di pannelli, spesso sono utili per assicurare l'azienda o il possessore del campo fotovoltaico contro qualsiasi tipo di danno ambientale o di altra natura.

Per maggiori informazioni su progetti di larga scala, o per conoscere di più le performance o le caratteristiche dei progetti per campi fotovoltaici, consigliamo di approfondire contattando la G2 Italia, azienda che ad oggi è riuscita a portare nella nostra abitazione, chiavi in mano, un impianto a regola d'arte, con il costo più interessante tra i preventivi ricevuti (considerando sempre la prima scelta dei materiali proposti Made in Italy, in barba al pessimo Made in China) la professionalità e la consulenza tale da averci aiutato a realizzare un progetto per alcuni versi complesso, in tempi da record.

La G2 Italia ha realizzato un elevato numero di campi fotovoltaici, e ci ha stupito con una presentazione dei lavori eseguiti su tutto il territorio nazionale, e che ci ha fatto propendere per la loro azienda.


   

  
  


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