Inno nazionale di Utopoli

  

Qui di seguito l'inno nazionale della città di Utopoli, uno dei progetti di sviluppo di realtà parallele virtuali:

Orsu varco fardello sandalstro
nostro lurme dartrarco sunderciel

suindolastro seguimmo paraterco
prodando sulla ndrè

spiritanto incredemmo del futurno
raggiantante protrammo intornandé

swindolando le ordammo maguntrirco
argando swindoré

   

  
  


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Come costruire un arco?

  

Per costruire un arco è necessario capire alcune piccole dinamiche fisiche, che vi risparmiamo per non tediarvi. Diciamo che per realizzare un buon arco, anche se comunque molto distante dagli archi professionali realizzati con materiali di ultima generazione, è necessario partire da un tronco di legno della lunghezza di almeno un paio di metri, di forma rettilinea e con un diametro non inferiore ai 10 centimetri.


Il legno

Si impiega di norma legno di Frassino, Nocciolo, Olmo o Tasso. Il tronco prima di essere utilizzato viene fatto stagionare, con una tempistica che è differente da tipo di legno a tipo di legno, mediamente per circa un'anno e mezzo, in cui il tronco va tenuto al riparo dalla pioggia in un locale areato.


La costruzione

Si rimuove la corteccia dal tronco e si porta a nudo il legno vivo. Si prende un cuneo e insieme ad una mazzetta si divide il tronco in due o quattro "spicchi", che dovranno essere separati gli uni dagli altri e dovranno essere successivamente formati con pialla e carta vetrata fino a dargli lo "shape" desiderato. Questa è la parte più difficile della realizzazione dell'arco e richiede diverso tempo, ma soprattutto, molta esperienza. I primi ragli normalmente sono puri fallimenti. Con il tempo, o utilizzando strumentazioni più professionali come le seghe a nastro, sarà più facile realizzare aste perfette.

Se si vuole realizzare un arco perfetto si dovrà ragionare sul tipo di utilizzo che se ne dovrà fare, e soprattutto pensare alla persona che dovrà utilizzarlo. Come le tavole da snowboard o gli sci, anche gli archi richiedono una lunghezza proporzionata alle dimensioni dell'utilizzatore, e dovrà anche avere durezza e potenza capaci di rispondere alla forza di chi ne farà uso. Stiamo quindi parlando di un'avanzata concezione dell'arco, che richiede al costruttore di archi, prima di tutto di esserne un utilizzatore spinto, per comprendere i benefici di ciascuna variazione nelle dimensioni o nello spessore di ciascuna realizzazione.


La corda

La realizzazione di una corda non è cosa difficile, quando invece lunga. La corda si può realizzare attorcigliando fili da calzolaio in modo da ottenere uno spessore che si infili alla perfezione nell'incocco delle frecce che intendete utilizzare con l'arco appena costruito. La corda dovrà essere fissata anche alle estremità dell'arco. Normalmente questa operazione viene eseguita con due fori nelle estremità del legno in cui saranno inseriti due anelli metallici in cui sarà legata la corda.


L'impugnatura

Semplice da realizzare, al centro dell'arco, può essere rivestita di Grip per racchette da tennis, o da corda. Normalmente si sviluppa su 20 centimetri di altezza, per consentire anche alle mani più grandi di trovarvi posto.


Le frecce

Per produrre delle buone frecce dovrete selezionare dei rami di legno di salice o nocciolo di 60 centimetri. La più grande difficoltà sarà trovarli rettilinei. Il primo passo è rimuovere la corteccia con un coltello o con una pialla e successivamente, passare la carta vetrata per levigare la superficie. Da un lato si creerà l'incisione per agganciare la freccia all'arco e, sempre dallo stesso lato, si dovranno realizzare tre incisioni lungo la freccia, lunghe 8 centimetri ed equidistanti tra loro, in cui collocheremo penne di tacchino o di oca.

La punta della freccia potrà essere realizzata con un coltello.


   

  
  


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Nuove figure professionali: giurista d'impresa in grandi aziende.

  

Fino a qualche anno fa gli sbocchi per il laureato in giurisprudenza erano limitati all'attività di notaio, avvocato, giudice o lavoro all'interno della Pubblica Amministrazione.

Oggi, invece, il mercato del lavoro per i laureati in discipline giuridiche si amplia grazie al profilarsi della figura del giurista d'impresa. Ma di cosa si occupa tale figura professionale e quali sono gli ambiti lavorativi in cui può inserirsi?


LA funzione del giurista d'impresa

I tempi moderni impongono alle aziende di fornirsi di nuove figure professionali da inserire nell'organico e tra le più richieste vi è proprio il giurista d'impresa, che solitamente si inserisce stabilmente nelle aziende medio grandi mentre opera come consulente esterno nel caso di realtà di più piccole dimensioni.

La globalizzazione e la conseguente apertura dei mercati impongono infatti alle aziende di operare a livello internazionale per riuscire ad essere concorrenziali e restare quindi competitive sul mercato. Ciò impone alle imprese di avere una vasta conoscenza del diritto e delle norme per operare in mercati esterni all'Italia, e anche di conoscere le continue riforme delle norme di diritto italiano, soprattutto in ambito giuslavoristico. A tale necessità fa fronte il giurista d'impresa, che diventa un vero e proprio angelo custode delle grandi aziende tenendole lontane da problemi di tipo giuridico.

L'esperto di diritto all'interno dell'azienda svolge attività di consulenza, di studio nelle più disparate materie, può rogare contratti e intrattenere rapporti con l'esterno, deve assicurare la giusta tenuta delle scritture contabili e la corretta gestione del personale.


Le competenze che occorrono per diventare il giurista d'impresa

Non tutti gli avvocati e operatori del diritto hanno però le competenze specifiche per operare negli uffici legali delle aziende; per questa ragione vengono attivati dei master e in particolare, dei master per giurista d'impresa che hanno come finalità quella di fornire un elevato livello di preparazione nelle materie specifiche di questo tipo di attività.
 
Il master in giurista d'impresa è infatti rivolto ad operatori del diritto ed in particolare ad avvocati e laureati in giurisprudenza che vogliano acquisire conoscenze specifiche nella consulenza per imprese. Ma quali sono queste competenze?

In primo luogo per operare in tale campo è necessaria una conoscenza dettagliata ed aggiornata del diritto societario e commerciale, al fine di individuare correttamente le norme da applicare all'azienda anche in materia di scritture contabili. In secondo luogo per poter operare all'interno del mercato europeo e internazionale è necessaria una conoscenza approfondita del diritto dell'Unione Europea, delle norme del mercato comune, della disciplina della concorrenze, del diritto internazionale e delle norme di diritto processuale comunitario. Sempre per operare in modo efficiente all'interno dei mercati è necessaria la conoscenza di nozioni di micro e macro economia. Altro settore in cui le imprese sempre più hanno necessità di avere esperti in grado di tutelare l'azienda e proteggerla da problemi di natura giuridica, è il diritto tributario e finanziario. Diritto del lavoro e privato saranno invece utili al fine di rogare contratti di lavoro o fornitura e per la tutela di marchi e brevetti.

Necessaria anche una buona conoscenza dell'inglese.

Si deduce che la figura del giurista d’impresa è sempre più centrale in azienda, ed ha dunque una spendibilità sul mercato in profonda crescita, che permette a chi ha una laurea in materie giuridiche di uscire dall'ambito ristretto del lavoro in tribunale e avere ulteriori sbocchi professionali altamente remunerativi.


   

  
  


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Roberta Benetti scopre la molecola che blocca il cancro

  

A cura di Mammut

Stiamo vivendo un periodo burrascoso, difficile per la maggior parte degli italiani, tra, scandali politici e ladrocini vari, siamo tutti alle prese con il pensiero del futuro, più che mai incerto. Ma, nell'aria si avverte il profumo ancora appena accennato, della primavera, le giornate si allungano e, oltre alla voglia di uscire dall'inverno, c'è anche quella di uscire da questa grave crisi economica.

Forse però, una speranza si intravvede, la voglia di cambiamento si fa strada dentro di noi e, chissà se tra qualche tempo, non riusciremo ad uscire da questo tunnel stretto e buio.
Ma, al di là di tutte queste considerazioni, sulla politica, sulla crisi economica, negli ospedali e nelle case ci sono persone che ancor di più cercano la speranza, giorno dopo giorno, notte dopo notte, vivono e soffrono, invischiate in malattie gravi come il cancro.

Ciò che loro chiedono è capire, perché non si trovano cure alternative alla chemioterapia? Perché non si mettono i ricercatori in condizione di sperimentare e andare avanti nella ricerca? Si sente spesso parlare di grandi progetti, sulla terra ma anche attorno alla terra, nello spazio, per questo i soldi si trovano, e così si spendono miliardi per costruire attrezzature che andranno a formare, dopo qualche anno, spazzatura celeste, che prima o poi ci pioverà addosso.

Ma, proprio nel nostro paese, vive una ricercatrice che sta pensando a noi, al prolungamento della nostra vita, non è bellissima come le donne che siamo abituate a vedere in TV, non è famosa (non ancora) ma dedica le sue giornate e, mi viene da pensare, forse anche le nottate, allo studio dei meccanismi della proliferazione del cancro.

Il suo nome è Roberta Benetti ed ha scoperto le molecole che bloccano la proliferazione tumorale e che aggrediscono solo le cellule malate; questo potrà rappresentare l'alternativa alla chemio e alla radioterapia.

Allora, per tutte quelle silenziose, sofferenti persone che vedono nero il proprio futuro, divulghiamo questa grande notizia, parliamone, facciamo conoscere un'italiana vera, seria, che forse non sarà mai una diva, ma che può dare la speranza a chi l'ha perduta e tanto lustro al nostro paese.

Grazie Roberta



Roberta Benetti e la cura contro il cancro.


Roberta Benetti parla dello stato della sua ricerca

La ricercatrice risponde così alle richieste di informazioni sullo stato della sua ricerca:

"Le notizie che girano in internet recentemente (ma che in realtà fanno riferimento ad una pubblicazione del 2010) si sono amplificate con un sensazionalismo giornalistico incontrollabile che in primis non garantisce il rispetto ai pazienti colpiti da questa terribile malattia.

In termini di applicabilità terapeutica lo studio sul miR-335 è ancora molto lontano dalla clinica e nessuno di noi ricercatori si è mai
permesso di affermare che possa SOSTITUIRE la chemioterapia.

I passi per valutare i suoi effetti sono davvero lunghi e li stiamo ora studiando sperimentalmente anche sul topo. Certo, abbiamo dato seguito alle scoperte del 2010, approfondendo anche il suo ruolo nelle cellule staminali e pubblicando un recentissimo paper in cui troviamo assiociata a questo miRNA una nuova pathway che sembra anche attiva al momento soprattutto nei tumori di origine germinale. Speriamo davvero di continuare nella direzione giusta ma non siamo assolutamente arrivati al punto di poter promettere nulla.

Un aspetto critico per i tumori è al momento la loro classificazione e l'identificazione attraverso biomarcatori specifici dei casi a elevato rischio, requisito fondamentale questo per poter migliorare le strategie di cura e per guidare le scelte terapeutiche. Il nostro lavoro cerca di fornire un contributo di base proprio in questo ambito. Noi stiamo cercando di chiarire l'importanza di determinati componenti molecolari, per capire (in ottica ambiziosa) se essi possano risultare associati all'andamento della malattia e, quindi, per poter fornire interessanti futuri bersagli terapeutici.

Come certo capirà, vogliamo dare speranza alla gente (e per questo le forze di tutti noi ricercatori, di cui la mia è parte milionesima, sono sempre unite e stimolate) ma anche assolutamente evitare false illusioni.

La ringrazio per avermi dato la possibilità di chiarire e La prego laddove possibile di contribuire a questo chiarimento.

Cordiali saluti
"


Ulteriori informazioni sul mIR-335

La facoltà di Medicina dell'Università di Udine, dove la Benetti ha portato a compimento lo studio, aggiunge parole interessanti riguardo la scoperta : "In particolare, la ricerca ha per la prima volta dimostrato che una delle molecole microRna, precisamente la miR-335, è direttamente responsabile nel controllo, della generazione e delle funzioni dell’oncosoppressore Rb, gene coinvolto nella protezione dello sviluppo dei tumori. Inoltre, nello studio si evince che l’espressione della miR-335 influisce in modo diretto nel bilanciare il delicato equilibrio di protezione contro lo sviluppo tumorale, perché intacca attraverso l’indiretta influenza anche sull’oncosoppressore p53, gli effetti di due fondamentali proteine note per essere deregolate nella genesi dei tumori".


Roberta Benetti

La trentasettenne Roberta Benetti, originaria di Monfalcone, dopo la laurea in Biologia a Trieste con tesi sperimentale al Cib, dove ha continuato a operare come borsista grazie all’Airc-Firc, ha conseguito il dottorato di ricerca alla Sissa. Attratta dall’esperienza di ricerca all’estero, Benetti si trasferisce quindi in Spagna, al Centro di ricerca nazionale sul cancro di Madrid, guidato da Maria Blasco. Vincitrice di un concorso per ricercatore all’ateneo friulano, Benetti rientra nel 2007 in Italia, cogliendo al volo l’occasione di poter guidare un piccolo gruppo di ricerca.


   

  
  


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Narni Sotterranea, visita guidata

  

Narni è una bella cittadina, piccina quanto basta per girarla tutta a piedi, e ricca di ottimi posti in cui mangiare e dormire, a due passi da Roma. Narni sotterranea è l'associazione di volontari che oggi si prende cura delle attività nei ritrovamenti del sottosuolo, dalle visite guidate, alle iniziative di preservazione e ampliamento delle ricchezze artistiche e architettoniche della zona.

Quando si parla di Narni sotterranea si intende principalmente l'acquedotto romano (visitabile solo in alcuni periodi dell'anno e consigliato a chi non soffre di claustrofobia) e i più accessibili sotterranei della vecchia abazia, quelli di cui vi parleremo in questo articolo.


La storia

Perdoniamo le eventuali inesattezze, ma in questo caso ci piace raccontarvi quel che ci è rimasto dai racconti della guida, e come nel gioco del telefono, qualcosa può finire in buona fede, distorto dalla memoria.

Nel 1976 un gruppo di ragazzi chiese un prestito alla banca per acquistare attrezzature speleologiche e calarsi giù dalle pendici dei costoni dell'altura su cui giace Narni. La banca concesse il prestito, e i sei amici con la passione per la speleologia iniziarono la ricerca del tesoro perduto. Un giorno scesero con le corde nell'orto del compaesano Ernani Proietti che, dopo un'infuriata per le verdure calpestate, iniziò a parlare con i ragazzi, spiegando loro che tempo addietro aveva murato, dietro alla baracca dell'orto, un buco da cui usciva aria.

Quale migliore inizio per il gruppo di giovani minorenni alla ricerca di avventura?

L'apertura, rivelò quella che sarebbe diventata Narni Sotterranea, ossia un complesso di stanze, cisterne e celle di prigionia nascoste sotto l'abazia di Santa Maria Maggiore dei frati dell'ordine domenicano. L'orto del signor Ernani Proietti era effettivamente collocato sopra alla cappella di un complesso sotterraneo costruito del 1303, e in cui i frati rimasero fino al 1809, quando furono cacciati dagli abitanti di Narni i quali, presi dall'onda Napoleonica, non vedevano l'ora di disfarsi dell'egemonia ecclesiastica dello stato pontificio, trasformando il convento in un deposito.

Presto il luogo venne dimenticato, anche per il fatto che porte e finestre vennero murate dagli abitanti della città, che volevano a tutti i costi dimenticare l'inquisizione che tanti morti e prigionieri aveva portato tra i cittadini.

Roberto Nini e i suoi amici proseguirono a scoprire nuove aree della struttura sotterranea, ma furono impossibilitati a continuare gli scavi per la mancanza di un'autorizzazione importantissima: quella di Alberto e Rosita, i proprietari dello sgabuzzino vicino alla presunta porta di ingresso del resto del sotterraneo. L'autorizzazione non arrivò.

Si trovarono di fronte al bivio: "rinunciamo a scavare, vista la negata autorizzazione, o ci inventiamo qualcosa?"

Fu così che la sera del 3 maggio, alla festa del Patrono, proprio nel momento in cui gli abitanti di Narni scendono in piazza assieme alla banda munita di forti tamburi, i sei si recarono davanti alla parete da demolire e, al passaggio dei tamburi, coperti dal fracasso della festa, buttarono giù la parete, accedendo ad un corridoio e poi ad una stanza più ampia (la sala delle torture), da cui trovarono accesso ad un'ulteriore stanza, una cella colma di incisioni sulle pareti.

Divulgata la scoperta, presto iniziarono gli studi per meglio comprendere l'entità del ritrovamento. Gli studi proseguono tutt'oggi, al punto in cui le guide, una volta terminata la visita, invitano tutti i presenti a fornire qualsiasi tipo di aiuto, qualora si fosse in possesso di accessi privilegiati a informazioni riservate sul luogo o sui personaggi che in esso sono transitati.

Del resto, quel che oggi si conosce dei sotterranei, è stato acquisito in questo modo, grazie alla presenza tra i visitatori di archivisti vaticani o studiosi del settore, bendisposti ad aiutare i membri dell'associazione a dare volti e nomi alle persone legate ai sotterranei.


La cappella

La prima sala scoperta, quella attigua all'orto, è ricca di affreschi e ospita al suo centro una cappella rupestre (ossia scavata nella pura roccia). La guida spiega che all'epoca della scoperta, dal soffitto grondava l'acqua del giardino sovrastante, dove il vecchietto innaffiava quotidianamente le piante (e con abbondanza, utilizzando l'acqua della fontana comunale).

La sala era quindi ricca di infiltrazioni e la volta invasa dalle radici delle piante del giardino sovrastante.
Questa stanza, dalle dimensioni generose, ha avuto diversi tipi di impiego nei secoli, da cantina per i vini, a rifugio per le truppe, fino a venire murata e dimenticata.

La cappella rupestre.


La stanza di fianco

La stanza di fianco, la seconda scoperta non sembra avere grandi storie alle spalle; oggi viene usata per la proiezione di alcuni interessantissimi filmati sull'acquedotto e sugli strumenti utilizzati per la costruzione dello stesso, realizzato con somma bravura dagli antichi romani, con una pendenza dello 0,05% costante in tutti i 13 chilometri della sua lunghezza, a dimostrazione della precisione della realizzazione.


La sala delle torture

Questa sala fu trovata vuota nel momento della scoperta. Solo successivamente, grazie al grandissimo lavoro di ricostruzione storica basato su carte, lettere e accesso ad archivi storici del Vaticano, fu identificata la sua funzione di sala delle torture, utilizzata dalla Santa Inquisizione (la Chiesa Cattolica che oggi tanto è amata nel mondo), per torturare e uccidere coloro che venivano identificati come streghe, adoratori del diavolo, e peccatori in generale. Gli strumenti di tortura sono visibili in una sala dedicata e lasciano l'amaro in bocca quando si pensa che venivano ideati e utilizzati da coloro che dovrebbero "insegnare a perdonare", "amare il prossimo" e "non uccidere".

La sala delle torture.


La cella

Dalla sala delle torture si accede a questa piccola cella, completamente buia se non fosse per una piccola finestra nella parete opposta alla porta. Tutte le pareti sono ricoperte di iscrizioni, realizzate scavando nella roccia.

Le incisioni di Narni Sotterranea.

Diverse storie vi verranno raccontate, tutte emozionanti. La storia del prigioniero per eccellenza, che fu rinchiuso per ben tre mesi al suo interno, è ricca di alchimia, magia e solitudine, e noi ora, su questo blog, non possiamo raccontarvela: è una storia che va ascoltata all'interno delle mura delle segrete, spostando gli occhi da iscrizione a iscrizione, anno di prigionia dopo anno, respirando l'atmosfera e l'umidità costante degli ambienti, con la magia narrativa della guida.

Narni sotterranea è un'esperienza importante; l'associazione ha il privilegio di avere delle guide capaci di farvi sognare a occhi aperti, che vale veramente la pena ascoltare.

La cella del prigioniero.

La nostra guida è stata Aroti, una simpaticissima e preparatissima ragazza di Narni che fa parte dell'associazione e che come dice Roberta, è la classica persona che "fa il luogo", che "è parte integrante del luogo in cui vive" e che non può essere tolta da quel luogo, poiché Lei, insieme agli altri... è il luogo!

Una narrazione coinvolgente, soprattutto delle difficili vicende che si sono trovati ad affrontare Roberto Nini e il Team di Narni Sotterranea per chiudere il cerchio sui misteri dei sotterranei. Per gli amanti di film come Angeli e Demoni, quello che sentirete raccontare è un misto tra ricerche di biblioteca che hanno spinto i protagonisti fino al Trinity College di Dublino, missive all'allora Cardinale Ratzinger per tentare di accedere agli archivi vaticani, e casse di documenti sull'inquisizione bruciati e persi per sempre.


Curiosità

I sotterranei furono chiusi e sigillati nel periodo dell'unità di Italia. Si persero completamente le tracce e tutta la popolazione dimenticò il luogo sotterraneo, che fu quindi scoperto dopo un secolo, quasi si trattasse di un luogo dimenticato un millennio prima.


Periodo di apertura

L'inverno solo la domenica, da aprile a novembre anche il sabato. Per essere sicuri, è bene consultare il sito www.narnisotterranea.it e fare comunque un colpo di telefono prima di partire. L'associazione è gestita dai volontari, quindi qualche contrattempo è possibile.

Consigliamo vivamente questa esperienza, a due passi da Roma, con guide simpatiche e preparate, e consigliamo anche di lasciare una buona mancia per aiutare i locali a preservare il posto (il biglietto di ingresso ha un costo di soli 6 euro a persona, quindi accessibilissimo, e proprio per questo, integrabile con un piccolo extra da lasciare nella cassetta delle offerte, mi raccomando, con il sorriso!).


Vietato fotografare

Non è possibile fare foto e non per motivi di copyright, ma per motivi che hanno più a che fare con brutte esperienze passate dell'associazione con foto utilizzate per scopi non proprio culturali (il motivo non è stato spiegato nei dettagli). Le guide rimangono a disposizione per tutti coloro che volessero ricevere delle immagini dei sotterranei, che potranno essere quindi richieste via e-mail.


Letture

Roberto Nini racconta in "Alla ricerca della verità", le vicissitudini del periodo di ricerca di informazioni, per dare un volto storico alla vicenda, trasformando delle mura e degli affreschi in una storia coinvolgente, ricca di avventura e di ricerca da biblioteca, tra poteri forti e informazioni difficili da reperire.

Roberto Nini e il suo libro Alla ricerca della verità.


   

  
  


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