Quando la natura si ribella agli alpinisti, nel nome del rischio.

  

La stagione invernale si avvicina e gli amanti della montagna e della neve iniziano a preparare l'attrezzatura per affrontare le vette o le discese più o meno colorate, in base al grado di difficoltà. E' sempre piacevole trascorrere una giornata al sole facendo una passeggiata con gli scarponi che affondano nel manto nevoso.

Per i bambini poi, queste sono esperienze indimenticabili, ma anche gli adulti amano la magia del bianco.

Ma si sa, in montagna, sia in estate che in inverno, ci sono pericoli a volte improvvisi quali una tormenta di neve inaspettata o un temporale estivo intenso ed allora la preparazione è indispensabile, a volte può salvare la vita.

Ora, a fronte di tutte le disgrazie verificatesi nel corso degli ultimi anni, si è arrivati a pensare di creare una sorta di norme comportamentali che prevedono sanzioni per chi non le rispetti, ma OVVIAMENTE gli interessati non ne sentono il bisogno.

Gli scalatori dicono in coro NO, non vogliamo sanzioni, vogliamo essere lasciati liberi di RISCHIARE, ma andatelo a raccontare ai genitori di tutti quei bellissimi ragazzi che sono morti lo scorso inverno per andare a soccorrere degli idioti che avevano il DIRITTO DI RISCHIARE, o a tutti quei poveri sherpa che si arrampicano sull'Everest dietro a quei figli di papà che non sanno come trascorrere il tempo.

Ma andate a lavorare, e lasciate che gli uomini della protezione civile o del soccorso alpino vengano impegnati in salvataggi più umani, meno gloriosi ma più equi! La stupidità umana ha già provocato troppi danni al pianeta, e questi incoscienti anzichè porre rimedio agli scempi che "provocano" il risentimento della natura, continuano nell'errore, anzi dopo aver insozzato tutti i mari e le pianure, hanno portato immondizia anche sulle vette più alte, in nome del DIRITTO DI RISCHIARE.

Abbasso l'alpinismo!


   

  
  


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Carabinieri pagati da noi a fare da scorta alle prostutite ? (Ops, scusate, escort e veline)

  

Il fatto quotidiano.

Tratto da:

Il fatto quotidiano - Che vergogna, carabinieri scorta alle escort di Arcore.

Il testo qui sotto riportato è tratto integralmente dall'articolo di Gianni Barbacetto del 04-11-2010.

“Ci fa vergognare”

Lo sfogo della scorta: non siamo Carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. Ci fanno fare i tassisti per i festini, quando nostri colleghi sono morti per magistrati o politici.

“Non ne possiamo più. Non siamo diventati carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. Molti nostri colleghi sono morti mentre facevano la scorta a magistrati o politici che difendevano lo Stato. E noi, invece… È mai possibile essere ridotti cosi?”. A parlare sono alcuni “ragazzi” dei servizi di scorta. Carabinieri allenati a difendere le “personalità” loro affidate fino a mettere a rischio la propria vita. “Ma qui ci fanno fare i tassisti dei festini. Per questo, dopo essere stati tanto zitti e obbedienti, ora vogliamo, a nostro rischio, far sentire la nostra voce”. Cominciano i racconti, che si incrociano, si intrecciano e si sommano.

“Le feste ad Arcore si tengono nei giorni del fine settimana, dal venerdì al lunedì. Molte sono proprio di lunedì. Nell’estate si moltiplicano. Noi accompagniamo le personalità fino alla villa e poi aspettiamo fuori. Vediamo un giro di ragazze pazzesco. Arrivano con vari mezzi. Moltissimi Ncc, le auto a noleggio con conducente. Alcuni pulmini, di quelli da 10-15 posti. Una volta abbiamo visto alcune ragazze scendere da due fuoristrada di quelli massicci. Alcune ragazze le porta direttamente Emilio Fede nella sua auto, altre scendono dalla macchina di Lele Mora con targa del Canton Ticino”.

“L’estate scorsa abbiamo visto molte feste alla villa di Arcore. Altre volte abbiamo accompagnato le nostre personalità in ristoranti di Milano, come ‘da Giannino’, in via Vittor Pisani, zona stazione Centrale. O in una casa privata di zona Venezia. Che ne sappiamo noi di che cosa succede là dentro? Ce li immaginiamo, magari fanno uso di droghe o infrangono la legge e ridono di noi, dicendo: noi siamo qua al sicuro, abbiamo anche i carabinieri che ci proteggono. E che gente c’è a quelle feste? Noi per arruolarci nell’Arma dobbiamo dimostrare di essere puliti per due generazioni, i nostri padri e i nostri nonni, e finiamo a far la guardia a gente che magari pulita non è”.
“Sì, la scorsa estate ad Arcore c’era un gran via vai. Ruby? No, non me la ricordo, ma sa, sono tante, tutte uguali, tutte giovani… Abbiamo riconosciuto una giornalista. E Flo, quella che ha partecipato alla ‘Pupa e il secchione’. Poi una bionda che era stata al Grande Fratello… Molte si capisce che sono straniere, tante hanno la cadenza napoletana. Poi alcune escono a fine festa, altre si fermano lì per la notte, ma è difficile tenere la contabilità, c’è un tale via vai…”.

“Ci è capitato di fare missioni all’estero e di incontrare colleghi stranieri che fanno il nostro stesso lavoro: ci sfottono per questa storia delle feste, delle ragazze. Ma è mai possibile che dobbiamo vergognarci, noi che vorremmo lavorare per le istituzioni e difendere lo Stato? Abbiamo orari massacranti, turni di otto ore al giorno che spesso diventano dodici. Facciamo anche 120 ore di straordinario, ma ce ne pagano al massimo trenta, a 6 euro e mezzo all’ora, più un buono pasto da 7 euro. Va bene, non ci lamentiamo, è il nostro lavoro. Ma lo vorremmo fare per lo Stato, non per questa vergogna. Vorremmo proteggere le personalità delle istituzioni, non gente che ci fa vergognare davanti al mondo”.
“Comunque non ci lamentiamo del nostro stipendio. Solo ci chiediamo se è giusto che una ragazza giovane e carina senz’altra esperienza politica prenda 15 mila euro al mese, perché è stata fatta diventare consigliere regionale. Il presidente? Con noi è gentile. Qualche volta è venuto a salutarci, a raccontaci qualche barzelletta. Una volta ci ha fatto, ammiccando, una battuta: ‘Eh, beati voi che adesso andate a casa a dormire, a me invece tocca trombare’. Un’altra volta ci ha portato qualche ragazza e ce l’ha presentata. Una notte ci ha mandato una ragazza che ci ha fatto la danza del ventre…”.

“A fine serata riportiamo le personalità a casa. Vediamo alcune ragazze uscire e tornare verso Milano, altre restano nella villa per la notte. Capita che dobbiamo scortare personalità che fanno il giro a riaccompagnare le ragazze nei residence milanesi, alla Torre Velasca o in corso Italia. L’ultima magari se la portano a casa. E noi dobbiamo accompagnare la nostra personalità fino alla porta dell’appartamento: è imbarazzante salire in ascensore con un signore anziano e una ragazzina. Pensiamo alle nostre figlie e diciamo che non ci piace questo mondo. Sarà moralismo, ma non ci piace”.


   

  
  


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Ricetta per ciambellone al cioccolato, non macrobiotico, ma che ravviva una merenda d'autunno.

  

Ricetta per dolce, ciambellone al cioccolato.

Non sempre si discute di salvare il pianeta o della corretta alimentazione da mantenere per una vita sana e al riparo da malattie. A volte si condividono anche tradizioni dolciarie legate alla cucina italiana, sempre nell'ottica che è meglio farsi un dolce in casa che comprare pacchi di conservanti provenienti da chissà dove o magari realizzati con uova scadute (vedansi i tanti scandali di sequestri di decine di migliaia di uova marce destinate al mercato dolciario italiano di prima scelta). Questa volta tocca a un mio cavallo di battaglia, che condivido felicemente con voi.

Ricetta per il MORETTO ovvero ciambellone al cioccolato.


Ingredienti:

200 gr. di farina per dolci
100 gr. di latte
3 uova
una scatola di cacao amaro (75 gr.)
300 gr. di zucchero
un pizzico di sale
un bicchiere di olio di semi
una bustina di lievito per dolci

Esecuzione:

Mettere le uova in una terrina con lo zucchero e lavorarlo fino a rendere l'impasto cremoso, incorporare la farina e il latte. Bisogna evitare che si formino grumi per cui è bene setacciare la farina e il cacao che si aggiungeranno poco alla volta, versare l'olio ed il sale, il lievito anch'esso setacciato e lavorare fino a rendere l'impasto omogeneo.

Imburrare una teglia e infarinarla, versarvi l'impasto e porre in forno caldo a 180 gradi per circa mezz'ora, avendo cura di controllare che non scurisca troppo, ma senza aprire il forno. Dopo circa 30 minuti aprire lo sportello e infilare uno stuzzicadenti al centro per controllare la cottura, se il bastoncino esce asciutto possiamo togliere il dolce dal forno.

Far raffreddare e poi adagiarlo su un vassoio e, a piacere, spolverizzare con zucchero a velo o, meglio ancora, ricoprire con glassa al cioccolato.

A GENTILE richiesta!


   

  
  


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Mafia, documentario Rai "Le mani su palermo". La cattura del boss Lo Piccolo.

  

Tra le decine di documentari sulla Mafia, ce n'è uno che si chiama "Le Mani su Palermo", documentario RAI ora disponibile su Youtube in 12 spezzoni. Il documentario, costruito con il 100% delle intercettazioni originali, sia in video che in audio, vede la presa del potere in Sicilia da parte della famiglia del boss mafioso Salvatore Lo Piccolo, e i tentativi di cattura da parte delle forze dell'ordine, che si susseguono tra colpi di scena e clamorose scoperte di collusione tra mafia e agenti di polizia.

Uno splendido documentario che racconta tutti i passi per la cattura del boss mafioso con incredibili intercettazioni video originali messe a disposizione del grande pubblico italiano.

Guarda "Le Mani su Palermo" su Youtube.

La cosa che colpisce di questo video è la chiarezza di esposizione dei metodi dei mafiosi per compiere i propri affari senza essere pedinati; da come sviare i pedinamenti degli spostamenti in motorino a come far sparire pizzini e carte segrete nel momento dell'irruzione delle forze armate nelle abitazioni dei boss. Il video è realizzato con il montaggio di moltissime intercettazioni, audio e video, originali, raccolte durante i pedinamenti e durante le indagini, rendendo questo prezioso documento video unico nel suo genere, insieme agli altri documentari sulla mafia suggeriti da noi.



   

  
  


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Come far scendere un gatto dall'albero senza pompieri.

  

Come far scendere un gatto dall'albero senza pompieri.

Vi siete mai chiesti qual'è il miglior modo di far scendere un gatto dall'albero? Noi neanche, fino al giorno in cui, in un già abbastanza affollato pomeriggio lavorativo, il miagolio di un gatto arrampicato sull'albero di fronte al nostro ufficio, ci ha distolto in massa dalla testa bassa sui monitor. In parte presi dal momento settimanale (venerdì pomeriggio inoltrato a turno lavorativo quasi ultimato), in parte dal fatto che mai riusciamo a distrarci da qualsiasi evento mondano quando si tratta del nostro lavoro, l'intero Team si è impegnato nel tentativo di risolvere un dilemma dalla provenienza arcaica e che dagli antichi romani ad oggi, non ha soluzione:

Far scendere un gatto dalla cima dell'albero.

Fase1: la ricerca di una soluzione su Google

La prima mossa è stata quella di ricercare in Google il numero di pronto intervento o trovare una soluzione già pronta al problema grazie all'esperienza di chi ci ha preceduto nell'ardua impresa. Sorpresa; solo lamentele da parte di massaie che spiegano con rammarico che quanto si vede in televisione è falso, ossia che i pompieri non ti filano assolutamente e di certo non partono armati di scala antincendio e sirena spiegata per salvare un gatto, che tra l'altro ha 9 vite, dall'albero su cui è salito di propria sponte (e forse a questo punto ne siamo anche sollevati, visto che i soldi poi sono dei contribuienti).

Fase2: la proposta per far scendere il gatto

Una volta accertata l'impossibilità di arrampicarsi fino alla vetta dell'albero, a causa dell'esilità dei rami, sufficientemente robusti per reggere un gatto ma non abbastanza da reggere un umano, si è optato per la sega. Con una scala si è raggiunta la base del ramo, con la sega si è operato un taglio bifase e il resto è nel video.


   

  
  


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