Come difendersi dai germi in palestra?

  

Tutti conosciamo l'importanza dell'attività fisica nella nostra vita di tutti i giorni, sia per mantenere il nostro peso forma che per mantenere i nostri organi ed il nostro apparato muscolo-scheletrico in perfetta efficienza.

Ma, tra i frequentatori delle palestre, quanti sono consapevoli che in quei luoghi frequentatissimi, ci si può ammalare? Per evitare questo bisogna tenere ben presenti quali sono i pericoli e i rischi che si corrono.

Ad esempio, il norovirus, un virus gastrointestinale, si diffonde nelle palestre specialmente nei mesi invernali, ma i batteri che proliferano nei centri fitness sono anche di altro tipo, funghi, stafiloccocco e verruche, nonchè la più banale influenza che può essere veicolata in questo modo.

Gli attrezzi per il fitness possono trattenere e trasmettere molti germi agli incauti frequentatori delle palestre, le maniglie, i pesi e tutto ciò che viene toccato, possono essere veicolo di contagio di infezioni se non si useranno delle precauzioni. La proliferazione di germi e virus è facilitata dall'ambiente caldo umido di questi ambienti.

Come difendersi dai virus e batteri delle palestre?

Nel momento dell'iscrizione alla palestra, controllare l'ambiente, che dovrà risultare ben arieggiato, asciutto e pulito, indossare sempre le ciabatte o le scarpe, soprattutto nella doccia, evitare di camminare a piedi nudi.

Nell'usare gli attrezzi da body building, evitare di portarsi le mani sul viso o peggio, in bocca; lavarle poi accuratamente, magari disinfettandole, o se possibile utilizziamo dei guanti da palestra.

Cambiarsi gli abiti se sono sudati all'uscita della palestra e poggiare l'asciugamano sulle maniglie o sulle macchine (sempre dallo stesso lato ovviamente), è un buon metodo per evitare la trasmissione dei germi.

Non dimentichiamo, inoltre, che ogni tanto una passeggiata o una corsa all'aria aperta, ma anche un giro in bicicletta, non ci può che farci bene.

Mammut


   

  
  


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Documentario HIV / AIDS, Fatto o frode?

  

Il documentario HIV / AIDS, Fatto o Frode (Fact or Fraud)?

Uno dei video documentari più potenti rivela la moderna industria della medicina e la corruzione economica che si cela dietro il business AIDS e HIV, tutto alle spalle e sulla pelle dei cittadini cavie/carne da macello.

Quando l'AIDS diventa un business economico

Questo lungometraggio spiega esattamente come la frode da 300 miliardi di dollari nominata AID$ è iniziata, perché l'HIV non è la causa dell'AIDS, quali potrebbero essere le vere cause, e chi manipola le buone intenzioni pubbliche mentre avvelena centinaia di migliaia di persone con droghe tossiche, causa della vera malattia che fanno finta di curare.

Questa è una sistematica dissezione della macchina economica HIV/AID$ e di come è stato creato un programma disegnato appositamente per combattere in tutto il mondo una piaga sociale che non esiste, almeno nei termini in cui ci è stata raccontata.

Un filmato DA VEDERE ASSOLUTAMENTE, non tanto per vivere con minor rischio, quanto per capire chi ci sta "curando"; la scienza drogata e assetata di soldi a cui poco importa di guarirci, basta che produciamo reddito nel morire.

I dissidenti della teoria HIV / AIDS

In questo video incontrerete un numero di scienziati con reputazioni eccezionali, che convergono nel concordare che l'HIV non causa l'AIDS, compreso il Dr. Peter Duesberg, che è stato il primo scienziato a mappare la struttura genetica dei retrovirus. Si è unito al Dr. Charles Thomas, al vincitore del Premio Nobel Dr. Kary Mullis e con il Dr. David Rasnick, un esperto nel settore degli inibitori della proteasi.

La teoria HIV/AIDS rappresenta l'idolo della scienza spazzatura? Giudicate da soli. Realizzato in modo estremamente professionale, scritto e ricercato, acclamato da fisici, scienziati e giornalisti di tutto il mondo, questo video enciclopedia sull'HIV/AIDS racconta la frode morale ed economica ai danni di intere generazioni.

http://www.hiv-aids-factorfraud.com/

Il documentario è interamente in lingua inglese, e riporta importantissimi dati scientifici, numeri e considerazioni che mai troverete altrove, né sui giornali, né in televisione su una delle più grandi truffe di tutti i tempi.



Ulteriori documentari su HIV e AIDS

  • Documentario in italiano su AIDS/HIV House of Numbers
  • Un incredibile documentario sottotitolato in cui si raccolgono decine di testimonianze di medici di tutto il mondo e interviste chiave per scardinare il dogma mondiale economico legato ai farmaci antiretrovirali.
  • Documentario sottotitoli italiani La scienza del Panico
  • Un documentario sviluppato da una ragazza spagnola diagnosticata HIV positiva e una regista italiana che mostra ulteriori documentazioni e pareri di illustri scienziati a supporto della teoria per cui AIDS non sia legato ad un virus.
  • Documentario AIDS House of numbers - la parola ai numeri
  • Un documentario interessantissimo sul mondo dei numeri che la scienza officiale PRO-AIDS nasconde. Informazioni utili e di difficile reperimento sono mostrate in un documentario che ha vinto decine di premi in tutto il mondo nei festival dedicati all'informazione.


Dottor Peter Duesberg, dissidente sulla teoria HIV = AIDS.


   

  
  


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House of numbers - Epidemiologia e Aids - Sottotitoli in italiano

  

Cosa accadrebbe se il mondo scoprisse che ciò che è stato detto fino ad oggi sul rapporto HIV/AIDS è FALSO?

Stiamo per aprire una nuova parentesi nel mondo scientifico. Non noi di NS, ma la rete internet. Come in tutte le aree sociali, economiche e politiche, la verità non viaggia più nei canali di informazione tradizionale. La televisione, i giornali e i media tradizionali, asserviti al potere economico, ben si guardano dal sollevare domande.

Andiamo quindi a cercarci coloro che sono stati emarginati dalla comunità scientifica, per aver messo in discussione un dogma da miliardi di dollari l'anno. Premi nobel e illustri personaggi che hanno contribuito in modo fondamentale al progresso scientifico, messi da parte e privati dei fondi di ricerca perché hanno osato mettere in discussione il modello teorico HIV/AIDS/Medicine, chiedendo alla comunità scientifica di dimostrare quello che per la prima volta nella storia della scienza non è stato ancora dimostrato, ossia che l'HIV sia la causa della malattia AIDS.


Il documentario sull'AIDS e HIV House of numbers in italiano.

House of numbers, il documentario dei numeri sull'AIDS e HIV.




In questo documentario, che ricalca i precedenti documentari sullo stesso argomento, quali ad esempio AIDS Inc. (AIDS S.p.A, per meglio capire il senso del nome), vengono intervistati medici di tutto il mondo, che spiegano che per la prima volta, i normali processi di definizione di una nuova patologia, e le regole che servono ad unificare in modo saldo ed inequivocabile una malattia e il suo agente patogeno (postulato di Koch), sono stati scavalcati e violati.

Inventing the AIDS virus, libro di Peter Duesberg

Regnery USA
Anno 1996
Il libro di 720 pagine è anche disponibile in lingua italiana con il nome "AIDS - Il Virus Inventato", tradotto da Baldini & Castoldi nel 1998.

Tutto inizia con un libro dell'illustre virologo mondiale Peter Duesberg, che ripercorre la nascita dell'AIDS come lo conosciamo oggi, e il modo in cui tale storiella, nata per motivi economici (Dr. Robert Gallo aveva bisogno di trovare uno lavoro cattivo ai suoi anni di ricerca su innocui retrovirus), si è evoluta nella più grande bugia scientifica di tutti i tempi.

Il test dell'AIDS non funziona. Falsi positivi come pioggia.

Il documentario è lungo e porta con sé testimonianze di vario genere, e affronta le ridicolezze del test HIV/AIDS, che se svolto in differenti nazioni, da risultati diversi (si può essere negativi in Australia e in Inghilterra e positivi in America e Africa - RIDICOLO MA VERO!). Lo scandalo è che il test continua ad essere utilizzato. Ascoltate le spiegazioni dei medici a cui viene chiesto come funziona. La cosa più bella? Nel documentario Aids Inc. di Gary Null, viene mostrato chiaramente che sul retro dei kit dei test HIV Elisa e Western Blot per la diagnosi di AIDS, c'è scritto che non deve essere utilizzato come "sistema assoluto di diagnosi dell'infezione da HIV". Non è fantastico?

La retromarcia dello scopritore dell'AIDS Luc Montagnier

Per finire... ma preferiamo non rubarvi l'emozione di vedere il video e soprattutto, di continuare a informarvi in rete, e non tramite la televisione criminale e la stampa deficiente, sappiate che lo stesso scopritore del virus HIV (Luc Montagnier) ha affermato, dopo 30 anni di terrorismo sull'AIDS quanto segue:

"I believe we can be exposed to HIV many times without being chronically infected, our immune system will get rid of the virus within a few weeks, if you have a good immune system."

"Credo che si può essere esposti all'HIV molte volte senza essere infetti cronicamente, il nostro sistema immunitario si libererà del virus in poche settimane se avete un buon sistema immunitario".


Il virus "strano" (o inventato?)

HIV/AIDS non rispetta il postulato di koch, perché non tutti i malati di AIDS hanno l'HIV, e i presunti infetti da HIV non sono sempre ammalati di AIDS. Per i primi 20 anni nessuno ha sollevato la questione (ma se ci pensate bene, il partner storico di oltre 10 anni di Freddy Mercury è sieronegativo e ancora in vita dopo altri 20 anni!). Quando qualcuno ha iniziato a dire "Hey, ma non è che vi siete inventati tutto per fare quattrini con test e medicine?", piano piano sono uscite fuori prese di posizione da paraculi, come quella riportata sopra dello scopritore, che dice che il virus da solo non può farcela a uccidere un uomo, e che ha bisogno di un "co-helper" (fattore di aiuto). Allora non è più l'HIV a provocare l'AIDS?

E i giornalisti veri, quelli con le palle, che dovrebbero fare inchiesta, dove sono? Seduti in poltrona pagati dalle case farmaceutiche?

La controprova dell'epidemia che non c'è mai stata

Fermatevi a pensarci un attimo. Quanta gente conoscete che è morta di AIDS? Vicini di casa? Parenti? Amici? Io nessuno. Se fosse vera la storia per cui A va a letto con B che va a letto con C e tutti prima o poi muoiono, come mai dopo quasi 30 anni di AIDS in tutto il mondo, ancora non c'è l'epidemia mortale che tutti si aspettavano?

8 Giugno 2008:
The Indipendent:
"Le statistiche dicono che la minaccia dell'AIDS per gli eterosessuali è finita".

Ma guarda un po. Forse aveva ragione Peter Duesberg nel dire che l'AIDS in quanto morte delle difese immunitarie riguarda drogati e gay perché sono usi devastare le proprie difese immunitarie con droghe (eroina ecc...) e nitrati (sostanze afrodisiache per dilatare il retto come il "popper"), nota come una delle sostanze più immuno-depressive mai studiate dalla medicina?

Tutto va verso il ridicolo.


   

  
  


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Lo Zenzero, potere antinfiammatorio e antiossidante fa bene alla salute.

  

Dopo avervi raccontato della Lecitina di Soia, un fantastico alleato contro le malattie cardiovascolari, oggi parliamo dello Zenzero.

E' diffuso ormai in tutto il mondo e molto apprezzato per il suo gusto particolare, ma non sappiamo molto delle sue proprietà salutari nell'aggiungerlo ai nostri cibi di tutti i giorni. Lo zenzero, Zingiberis officinalis, è un rizoma molto usato in Giappone, in Tailandia, in Giamaica, ma ormai anche in Europa. Non tutti sanno che, oltre al suo piacevolissimo sapore, è anche utile per guarire molti disturbi, alleviando i dolori muscolari, la nausea e aiutando la digestione.

Lo zenzero contro il raffreddore

Ma è contro le malattie da raffreddamento che lo zenzero si rivela veramente efficace, sciogliendo il muco delle vie aeree, facilitando la respirazione e alleviando tutti quei fastidiosissimi sintomi delle patologie influenzali.
Si può usare anche per contrastare il gonfiore addominale, aggiungendo la polvere di zenzero alle tisane o nelle minestre, in questo modo il sapore si nasconde ma il suo effetto è comunque apprezzabile.

Da ricerche effettuate emerge la qualità antiossidante e antinfiammatoria dello zenzero, nonchè l'azione antitumorale soprattutto per quanto riguarda il tumore del colon-retto. Si usa in cucina fresco o in polvere, per la preparazione di cibi a base di pesce, verdure ma anche dolci, bibite e per aromatizzare bevande come la birra e la grande scommessa ora è quella di trasportare questo alimento introdotto di recente in Italia anche nella cucina italiana. Nei ristoranti giapponesi lo zenzero viene servito per accompagnare il sushi, con lo scopo di "pulire" la bocca tra una portata e l'altra.


Lo zenzero fa bene alla salute.

Non vi sono controindicazioni significative ma l'uso dello zenzero non è consigliato alle persone sottoposte all'azione di farmaci anticoagulanti e antiaggreganti.

Lo zenzero fresco può essere conservato anche in barattolo di vetro, dopo averlo tagliato a fettine e immerso in aceto di riso o in condimento agrodolce da uva da agricoltura biologica, prodotto questo che si trova nei negozi specializzati in alimenti bio.


   

  
  


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Iendi Iannelli e Stefano Siringo sono stati uccisi a Kabul.

  

Un grande saluto all'amico Iendi da Squid, Maya, Presidium, Cecchino, Guardiaa, e tutto il gruppo di Canaleromachat.

Iannelli e Siringo uccisi a Kabul (tratto da dirittiglobali.it) per
aver scoperto un giro di false fatturazioni tra agenzie dell'Onu impegnate in Afghanistan

Stefano Siringo e Iendi Iannelli, uccisi nel 2006 a Kabul da una dose di eroina purissima, sono stati assassinati. A dare una svolta decisiva alle indagini sulla morte dei due cooperanti italiani è stato ieri il gip Rosalba Liso che, dopo aver respinto l'ennesima richiesta di archiviazione avanzata dal pm Luca Palamara, ha ordinato un nuovo supplemento di indagini e l'apertura di un fascicolo contro ignoti in cui si ipotizza appunto il reato di omicidio. Secondo il giudice esistono infatti sufficienti elementi per ritenere che Siringo e Iannelli siano stati assassinati per aver scoperto un giro di false fatturazioni tra agenzie dell'Onu impegnate in Afghanistan. Una decisione, quella del gip, che mette definitivamente fine alla ricostruzione fatta subito dopo il ritrovamento dei due cadaveri, secondo la quale Siringo e Iannelli - descritti come due tossicodipendenti - sarebbero morti dopo essersi iniettati la droga da soli.
A smentire categoricamente che i due giovani fossero consumatori abituali di droghe sono state le testimonianze rese agli inquirenti dai colleghi di lavoro di Iendi e Siringo. Iannelli lavorava come responsabile della contabilità dell'Idlo, mentre Siringo si trovava in Afghanistan per conto del ministero degli Esteri. Proprio svolgendo la suo lavoro Iendi avrebbe scoperto forti ammanchi nei finanziamenti destinati dal governo italiano all'Idlo: 1,5 milioni di dollari che sarebbero spariti nel nulla grazie appunto a una serie di fatture false che sarebbero intercorse tra la stessa Idlo e l'Unops, un'altra agenzia Onu in cui lavora anche il fratello di Iendi. Scoperta che il giovane cooperante romano avrebbe confidato a Stefano Siringo, di cui era amico, segnando così involontariamente la sua condanna a morte.
L'esistenza di una possibile truffa internazionale era stata scoperta anche dal pm Palamara nel corso delle sue indagini, al punto che nei mesi scorsi ha aperto un fascicolo in cui ipotizza il reato di peculato. Stranamente, però, il magistrato non collega la sparizione del milione e mezzo di dollari alla morte dei due giovani, per la quale continua infatti a chiedere l'archiviazione. Un'«incoerenza» ingiustificata, secondo il gip, che infatti respinge puntualmente ogni richiesta di archiviazione.
Ma Siringo non fu l'unico depositario delle confidenze di Iendi, che a Kabul parlò dei suoi sospetti anche con altri colleghi di lavoro ascoltati nei mesi scorsi da Palamara, anche attraverso rogatorie internazionali. Come quella che si è svolta a Città del Messico e in cui è stato sentito Samuel Gonzales Ruiz, all'epoca dei fatti incaricato dall'Idlo della formazione dei futuri pubblici ministeri afghani. Ruiz ha confermato di aver saputo di «problemi relativi alla gestione dei fondi Idlo», e di averne parlato sia con Iannelli che con il responsabile del progetto, Eduardo Buscaglia. Quest'ultimo, però, finora non è mai stato sentito dagli inquirenti.
Una lacuna che per il gip è arrivato il momento di colmare.

Il reportage su Iannelli Siringo assassinati, Tratto da Liberoreporter.eu

Nel 2006 due cooperanti italiani morirono in circostanze misteriose e mai chiarite a Kabul in Afghanistan. Una morte ritenuta da molti sospetta. Nel novembre del 2011, a distanza di circa sei anni, se ne torna a parlare. Dopo tanto tempo continuano le indagini relative al caso. Il motivo è che si tratta di una vicenda dai tanti risvolti oscuri e, nonostante sia trascorso tanto tempo, ancora tutta da chiarire. I protagonisti, loro malgrado, della vicenda sono Stefano Siringo e Iendi Iannelli, 31 e 26 anni. I due morirono in circostanze misteriose il 16 febbraio del 2006 a Kabul. Ancora una volta si deve alla benevole caparbietà di un magistrato l’impegno a cercare di far luce sulla vicenda. A tenere ancora accesi i riflettori, forse per l’ultima volta, il gip di Roma Rosalba Liso che il 16 giugno del 2010 aveva riaperto l’inchiesta. Il gip Liso nell’aprire le indagini aveva ipotizzato che i due potevano essere stati uccisi perché stavano per rivelare i particolari di una truffa di 1,5 mln di euro sottratti ai fondi destinati alla ricostruzione dell’Afghanistan.
Il loro dunque potrebbe essere stato un omicidio mascherato compiuto, forse, perché Stefano e Iendi erano ormai diventati dei testimoni scomodi di un giro di false fatturazioni e distrazione di fondi.
Il magistrato ha di nuovo respinto la richiesta di archiviazione presentata dal Pm Luca Palamara titolare dell’inchiesta sulla morte dei due giovani italiani. Per il gip, il pm, dovrà ancora procedere per omicidio volontario e svolgere altri accertamenti. Si allungano dunque di altri sei mesi le ‘speranze’ di far luce sulla morte dei due ragazzi di Roma.
Nel corso di questi circa 6 anni in più occasioni si è parlato della vicenda. L’ultima volta nel novembre 2010 quando il prof. Marcello Chiarotti, consulente nominato dal pm Palamara, consegnò la perizia tossicologica sui due cooperanti romani.
Una perizia che di fatto, nella sostanza, indica che la morte dei due giovani venne provocata.
Un atto di cui i responsabili finora però, non sono stati ancora identificate, anche perché forse non sono stati neppure cercati.
La perizia del prof. Chiarotti, una volta e per sempre, aveva inficiato la possibilità, se c’è ne fosse ancora stato bisogno, che i due ragazzi fossero degli eroinomani. Il prof. Chiarotti infatti, nella sua relazione, indicava che non era possibile affermare che i due giovani si fossero iniettati la droga spontaneamente e quindi lasciava spazio all’ipotesi che l’assunzione di eroina fosse stata forzata da qualcuno.
Il perito rivelava anche che la sostanza stupefacente fosse stata iniettata in vena ai due giovani non più di due ore prima del decesso e ne indicava la percentuale che era superiore del 10 per cento a quella normalmente in vendita.
Si trattava quindi di eroina pura al 89 per cento. Una percentuale ‘letalissima’.
Spazzato via ogni dubbio a questo punto viene spontaneo chiedersi, perché sono stati uccisi?
Fin dall’inizio le famiglie dei due giovani hanno sempre cercato di tenere viva l’attenzione sul caso. Un atteggiamento, quest’ultimo, legato alla convinzione che i due fossero stati uccisi e non morti per overdose come l’autopsia aveva evidenziato. E’ convinzione di molti che i due erano venuti a conoscenza di un possibile traffico di fatture false tra agenzie ONU operanti in Afghanistan. Iannelli era infatti impiegato come responsabile della logistica presso l’International Development Law Organization, Idlo. Si tratta di un organizzazione dell’ONU che si occupa di sviluppare i sistemi giudiziari nei Paesi del terzo mondo.
La vicenda richiama alla mente quella di Ilaria Alpi, giornalista Rai e inviata tg3, che insieme all’operatore Miran Hrovatin vennero uccisi in circostanze mai chiarite nel 1994 in Somalia. La loro condanna a morte venne emessa forse perché avevano scoperto un grosso traffico di armi e rifiuti tossici.
Andando a ritroso nel tempo si giunge fino al quel lontano mese di febbraio del 2006 e ci si ritrova nella capitale afghana Kabul. Sono i primi anni dell’intervento internazionale per aiutare il Paese asiatico messo in ginocchio dal regime dei Talebani e martoriato da una guerra che ancora oggi si combatte. Un fiume di aiuti, anche economici, vi giungevano da ogni parte del mondo, Italia compresa.
Si parla di circa mezzo miliardo di euro versati allora solo dalla Farnesina. Fondi destinati soprattutto alla ricostruzione, ma anche a programmi e progetti.
Uno di questi era il ‘progetto giustizia’ per la ricostruzione del sistema giudiziario afghano di cui l’Italia era uno dei principali Paesi donatori. Un progetto costato almeno 30 mln di dollari. Poter gestire questi fondi diventò un affare d’oro. Per i progetti vengono contattate Ong nazionali e internazionali, che a loro volta ne contattano altre. In genere ne vengono coinvolte tre o quattro e nel passaggio da un intermediario ad un altro avviene una ‘scrematura’ dei fondi. Una stima dell’istituto di ricerca ‘CorpWatch’ rivela che ogni passaggio comporta una ‘trattenuta’ variabile tra il 6 e il 20 per cento della somma disponibile. Una dimostrazione questa, che la solidarietà è ormai diventata un business.
Ovviamente per pochi eletti.
L’Afghanistan poi, è il luogo dove più si sono registrati gli sprechi e gli ammanchi.
Ed è in questo contesto che entrano in scena i due cooperanti italiani.
Fin dalle prime battute la vicenda si tinse di giallo circondata da un alone di mistero e strane concomitanze.
La cronaca del tempo racconta: La morte di Siringo e Iannelli venne scoperta la mattina del 16 febbraio 2006, ed è a quella data che ufficialmente si è fatta risalire la loro morte. Per molti però, la morte potrebbe risalire al 15 febbraio 2006, tra le 20,15 e le 21,33.
Stefano e Iendi erano due ragazzi di Roma e si erano trovati a Kabul; erano diventati subito dei buoni amici. Stefano era esile, mentre Iendi era invece alto e forte, ex giocatore di rugby. Il primo era un impiegato del ministero degli Esteri presso l’ufficio italiano giustizia e si trovava nel Paese asiatico da circa un anno, mentre l’altro era a Kabul da circa 5 mesi, e lavorava presso l’Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo, Idlo. Iendi era contabile e si occupava del settore logistico. Vennero ritrovati entrambi morti nella camera che Iannelli aveva in uso presso la Guesthouse dell’Idlo. I due erano morti per avvelenamento. I corpi ne mostravano tutti i sintomi fisici, mentre non mostravano segni di violenza. Questa circostanza, fin dall’inizio, fece escludere una morte violenta.
La prima ipotesi per spiegare il doppio decesso, fu che la morte era sopravvenuta per esalazioni da monossido di carbonio fuoriuscite da una stufa a gas. Ipotesi che venne poi scartata in quanto la stufa nella stanza era elettrica. I medici dell’ospedale di Kabul però, confermarono la morte per avvelenamento, ma senza specificarne le cause.
A questo punto si fece strada l’ipotesi della droga. Alla fine risulterà proprio che entrambi sono stati stroncati da una dose letale di eroina. Una conclusione a cui si era giunti per il fatto che i due avevano nel loro sangue tracce di eroina. Questo venne affermato nonostante tutti siano stati concordi nel ribadire che essi non facessero uso di droghe.
La versione ufficiale della morte non ha mai convinto nessuno, specie chi li conosceva bene, anche perchè non trovò mai riscontri validi.
Per quanto riguarda il luogo del ritrovamento dei corpi, quando giunsero i soccorsi, la stanza si presentò loro talmente perfetta, al punto da sembrare una scena costruita ad hoc.
Dopo aver abbattuto la porta della stanza, la chiave non venne trovata o almeno non subito e stranamente venne trovata al di fuori della stanza stessa, i soccorritori trovano i corpi di Stefano e Iendi distesi in maniera ordinata sul letto con la testa sul cuscino. I due cadaveri, entrambi vestiti, si trovavano in una posizione quasi innaturale, come se li avessero adagiati. Nella stanza vi erano gli oggetti personali, come cellulari, computer, sigarette, sembrava tutto in ordine. Quello che invece, era fuori dall’ordinarietà, erano le evidenti tracce di eroina sparse per tutta la stanza. Questo, come a voler fa ‘credere’ che in quel luogo vi fosse un uso continuo di stupefacenti. Un fatto questo, però, poco plausibile in quanto le stanze del Guesthouse, che ospitano i cooperanti, oltre ad essere praticamente accessibili a tutti, non sono mai chiuse a chiave. Accessibili soprattutto al personale delle pulizie che provvedono quotidianamente a tenerle in ordine. Un fatto questo che non giustificherebbe la presenza di tracce di eroina sparse in giro per la stanza.
Inoltre, analizzando il Pc di Iendi non vi venne trovata alcuna traccia di attività, come se non fosse mai stato usato nei mesi che il giovane aveva lavorato per la Idlo nel Paese asiatico. Cosa questa del tutto impossibile e quindi sospetta. Manomesso? Ancora non si sa.
Una prima autopsia effettuata sui loro corpi, eseguita a Roma, confermò che il decesso era avvenuto per un’overdose. I due presentavano una sola puntura da siringa sul braccio. Cosa questa impossibile per un drogato “cronico” che ne presenta diverse. Inoltre l’autopsia eseguita sui cadaveri condusse alla scoperta di un altro buco sospetto, provocato da una ago: un buco che per entrambi era sull’inguine e da cui potrebbe essere stata proprio iniettata da qualcuno la droga. Inoltre, i valori chimici rinvenuti nel sangue dei due ragazzi non indicava un uso abituale di droghe.
Dati quindi che confermerebbero la tesi sostenuta finora da chi li conosceva bene ossia che non erano dei tossici.
Per il fatto che Stefano e Iendi avevano dei fisici notevolmente differenti, la loro reazione ad un’iniezione letale di eroina sarebbe dovuta essere stata differente. Nel senso che almeno Iendi, avrebbe potuto resistere di più all’effetto della micidiale dose e quindi forse avere il tempo di dare l’allarme o per lo meno muoversi, scuotersi cosa, che da come sono stati ritrovati i corpi, non sembra essere stato.
Fatto ancora più strano, i corpi dei due cooperanti sembra siano stati cremati dopo il loro arrivo in Italia e questo contrariamente alla volontà delle famiglie. Perché?
Il motivo potrebbe essere facile pensare quale sia.
Tantissimi dunque i misteri e i dubbi che ruotano intorno a questa intricata vicenda e a cui finora non si è riuscito a dare una spiegazione plausibile.
A cercare di fare chiarezza in merito è l’interrogazioni a risposta scritta presentata alla Camera nella seduta n. 376 del 30/9/2010 a firma degli On Antonio Rugghia e Francesco Tempestini del Pd. La risposta scritta all’interrogazione è giunta il 3 novembre 2010 a firma dell’allora sottosegretario agli esteri, Alfredo Mantica.
Ancora una volta non è stata fatta però, chiarezza anzi si è cercato di minimizzare l’accaduto.
Eppure si legge nell’interrogazione che: “Marcello Rossano, collega e amico di Iannelli, ha dichiarato ai Carabinieri del nucleo investigativo di Roma che il responsabile del progetto Idlo a Kabul, all’epoca dei fatti, gli aveva riferito che Iannelli, pochi giorni prima del decesso, gli aveva confidato l’esistenza di false fatturazioni tra organizzazioni ONU: la Idlo e la Unops, United Nations Office for Project Services, quest’ultima si occupa di fornire servizi e offrire assistenza alle Nazioni per la realizzazione di progetti di sviluppo; sempre Rossano aveva riferito che a seguito di un controllo di bilancio, eseguito unitamente al successore di Iannelli, emersero doppie o false fatturazioni per un valore di circa 1,5 milioni di dollari. Tali circostanze sarebbero state confermate da Samuel Gonzales, un magistrato messicano anche lui a Kabul nel 2006 impegnato nel progetto dell’Idlo”.
Finora la Idlo non ha mai collaborato alle indagini e si è sempre appellata all’immunità diplomatica rifiutandosi di fatto di mostrare i bilanci sospetti alla magistratura.
Se si è in buona fede, perché assumere un simile atteggiamento?
Alla fine una sola cosa è certa. Questa tragica vicenda non deve essere dimenticata e si deve fare in modo di arrivare alla verità anche se inconfessabile.


Stefano Siringo e Iendi Iannelli.

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Conoscevo Iendi da molto vicino, e in questo momento di "rivelazione" sono felice nell'apprendere che il mio amico non ha sbagliato. Per il resto, ecco che emerge il vero significato delle missioni di pace. Una presa per il culo.

Fabio


   

  
  


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