Stop ai sacchetti di plastica a Roma.

  

Alcuni giorni fa la prima notizia che mi è capitata sotto gli occhi, accendendo il computer, è stata questa di ecologia : ALEMANNO DICE SI A LEGAMBIENTE, NEL 2011 STOP AI SACCHETTI DI PLASTICA A ROMA"

Mi sono sfregata gli occhi credendo di non essere abbastanza sveglia, e ho controllato la data per essere sicura che non fosse uno scherzo ma no, c'era la foto del sindaco che raccoglieva immondizia in un quartiere di Roma, con tanto di maglia Legambiente.

Infatti, domenica 26 settembre u.s. si era svolta la manifestazione "puliamo il mondo" e sono state raccolte tonnellate di rifiuti, ma per quanto io sia stata davanti alla TV e abbia fagocitato telegiornali fino a scoppiare, non ho avuto il minimo sentore che si stesse svolgendo quella manifestazione.

Allora mi chiedo, ma quando impareranno i nostri figli e i nostri nipoti, a gestire la sopravvivenza di questo pianeta se nessuno si preoccupa di informare, di coinvolgere, di trascinare, all'occorrenza, la cittadinanza in operazioni di questo tipo.

Almeno INFORMATECI! togliete per qualche minuto spazio alla pubblicità dei superammorbidenti (di cui nel corso dei secoli non si era mai sentita la necessità) oppure chiudete per un attimo la bocca a tutti quei chiacchieroni che non pensano ad altro che venire in tv a raccontarci le proprie vergogne personali.

Credo di essere proprio arrabbiata, anche perchè il cassonetto davanti alla mia casa continua a traboccare di insalate, cartoni, bottiglie e flaconi indistruttibili, TUTTO INSIEME NATURALMENTE.

Evviva l'informazione utile!


   

  
  


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Il grande piccolo teatro.

  

Spettacolo teatrale "Il sogno di Gabriella".

Spettacolo teatrale il sogno di gabriella.

Può accadere che in una grigia giornata di febbraio si riceva l'invito di un'amica a fare qualcosa di insolito, come andare nella parrocchia del quartiere limitrofo al proprio, per assistere ad una rappresentazione teatrale il cui ricavato verrà devoluto in beneficenza a favore di una bambina bisognosa di costosissime cure.

Può accadere che, vinta la pigrizia e, con la curiosità di vedere una conoscente all'opera, in veste di attrice, si decida di uscire, nella consapevolezza che, per male che vada, si sarà fatta un'opera buona, la domenica si può fare, non ci costa troppo.

Può anche succedere che, entrando nel teatrino della parrocchia e guardandosi intorno, non si capisca perché delle persone di spettacolo possano recitare in luoghi così miseri e angusti, viene da chiedersi che tipo di preparazione possano mai avere degli attori di una piccola compagnia che trascorre i pomeriggi domenicali in un luogo così banale come l'oratorio di una parrocchia.

Ma poi può anche succedere che, assistendo allo spettacolo, ci si dimentichi di essere in un luogo così anonimo, che gli attori siano degli sconosciuti, che forse sì, quello lì l'ho già visto, forse al supermercato, e poi c'è lei, quella ragazza che viene a fare sport nella stessa palestra dove ogni giorno anche io faccio sport, in fondo è lei che ci ha avvertito che ci sarebbe stato lo spettacolo.

Può succedere che la magia entri in luoghi così umili e faccia risuonare le voci e creare le giuste suggestioni, rapire l'attenzione e tenere vivo l'interesse fino all'ultimo applauso, quasi che il tempo andasse via veloce, non dissimile da altri teatri celebratissimi, a volte immeritatamente.

E' successo di essere tornata a casa, con l'animo sereno e la gratitudine inespressa per il dono ricevuto, in un pomeriggio grigio, reso diverso e allegro, da persone che forse non riceveranno mai il giusto apprezzamento. Il mondo non è sempre così brutto! Grazie Silvia e complimenti!

Mammut


   

  
  


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Tra sogno e realtà

  

Ho sognato che la marea nera cambiava colore e, passando per i colori dell'arcobaleno, tornava ad essere infine una marea azzurra, tutte le specie ittiche riprendevano vita e guizzavano nelle acque odorose di salsedine.

Ho sognato boschi rigogliosi e lussureggianti, incontaminati e ripuliti dagli scarti dell'inciviltà degli esseri umani, ripopolati di uccelli e animali selvatici che non conoscevano il fuoco distruttore provocato dall'uomo, per incuria o per colpa.

Ho sognato prati verdi e margherite e bambini felici che si rotolavano nell'erba profumata e sentieri di campagna con le siepi di rovi e more, poste lungo il cammino aspro della montagna per alleviare la sete e la stanchezza.

Ho sognato le città vuote di automobili, con la gente che camminava a piedi o in bici e, i più frettolosi a cavallo di mansueti quadrupedi scodinzolanti.

Ho sognato le coste marine e le spiagge libere dagli orrori edilizi, per il godimento esclusivo dell'occhio umano dinanzi agli immensi spazi azzurri.

Ma poi è suonata la sveglia e, accesa la TV, sono ripiombata nella realtà: la marea nera è sempre più minacciosa, il rischio nucleare è più forte che mai, la pubblicità incita ad acquistare nuove auto, nuovi detersivi, e c'è ancora chi getta contenitori di plastica nel cassonetto della raccolta indifferenziata pur avendo a 20 centimetri quello della plastica.

Evviva il sogno, abbasso la realtà


   

  
  


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Le due fanciulle ed il nuovo mondo

  

...continua da "Le due bambine ed il ritorno."

Passarono gli anni e le due sorelline diventarono grandi, intorno a loro, nel grande istituto che le accoglieva, si avvicendavano compagne e suore, chi partiva, chi arrivava, ma loro erano sempre lì, in attesa che il loro turno di lasciare il collegio arrivasse.

La loro mamma continuava a prendersi cura delle figlie ma la loro educazione era completamente affidata alle suore e questo non era certo un grande esempio di famiglia tradizionale, inoltre era a loro completamente sconosciuta la figura maschile e per questo motivo, quando raramente accadeva di essere di fronte ad una persona del genere maschile, non avevano idea di come ci si dovesse comportare.

L'educazione che veniva loro impartita era condita con negazioni e fioretti, la regola del silenzio poi, predisponeva le poverine alla timidezza più imbarazzante. Inoltre, per meglio rappresentare la realtà del mondo esterno, le suore insegnavano alle ragazze a stare alla larga dagli uomini, non spiegando bene il perchè.

Erano talmente convincenti che più di una delle educande si convinsero a prendere i voti in modo da evitare per sempre l'impatto terribile del ritorno, salvo poi sciogliere il voto qualche anno dopo, in seguito al pentimento per aver così frettolosamente e vigliaccamente evitato l'inevitabile.

Arrivò così anche per loro il grande addio sebbene lo avessero atteso per lunghi anni, ora che era giunto il momento, non si sentivano più tanto sicure di voler lasciare quella che era stata la loro casa per dieci lunghi anni ma ormai erano abbastanza grandi per poter lasciare il posto ad altre orfanelle.

La loro mamma aveva trovato un appartamento piccolissimo in un seminterrato proprio di fronte all'istituto, per poter consentire alla più piccola di continuare a frequentare la scuola anche da esterna.

Uscirono dal collegio dopo aver salutato tutte le loro compagne con gli occhi gonfi di lacrime, non avendo nessuna idea di ciò che avrebbero trovato al di fuori di quel luogo.

Entrarono nella casetta e, nonostante fosse un seminterrato e molto piccola, ai loro occhi era una reggia, avevano una casa tutta per loro, sprovvista di corridoi e camerate infinite, era quasi un gioco.

Ma molto presto cominciarono a fare i conti con la dura realtà. La più grande doveva trovare un lavoro per contribuire al mantenimento della famiglia, mentre la piccola ancora studiava, ma essendo molto timida e non abituata a rapporti umani soprattutto con il sesso maschile, fu molto difficile per lei riuscire a mantenersi qualsiasi tipo di lavoro le capitasse.

L'unica cosa piacevole della loro vita era sempre là, a molti chilometri di distanza, nel paesino della loro infanzia e nel periodo estivo continuarono ad andarci per trascorrere un mese in assoluta letizia.

Erano ormai abbastanza grandi per provvedere alla conduzione della loro casa e impararono presto anche a cucinare, sotto lo sguardo benevolo di qualche vecchia zia che ogni tanto andava a controllare.

Nelle sere d'estate si ritrovavano in gruppo, dopo cena, per fare una passeggiata al chiarore della luna, e soprattutto nella notte di San Lorenzo, si sdraiavano sul prato a contare le stelle cadenti.

In un paese non molto lontano c'era una pista da ballo all'aperto e qualche volta ci andarono accompagnate da giovani parenti ed amici, quando si riusciva a trovare qualcuno che poteva accompagnarle in macchina.

Era bellissimo stare in mezzo alla gente, circondate dall'affetto e dalla simpatia di tante persone, riuscirono anche a superare la diffidenza dell'abbandono ai vorticosi giri di valzer. Nel mezzo di un ballo subentrava un altro pretendente che reclamava il suo turno e questo poteva generare simpatiche schermaglie tra i giovani, che terminavano sempre con grandi risate.

Nel piccolo paese, a quei tempi molto bigotto, tutto questo andirivieni era mal visto, ma si sa, le due ragazze venivano dalla città e chissà che razza di educazione avevano ricevuto!

Altre volte si riunivano tutti nella grande cucina della loro casa, e armati di bottiglia vuota, si sedevano a terra a giocare al famoso gioco, per poter rimediare qualche bacio o ceffone, o qualche ingenua penitenza.

Ma la mascalzonata più in voga in quegli anni era il furto dei cartocci.

Nel mese di agosto il granturco è nel massimo della sua maturazione e i contadini che non avevano provveduto alla raccolta delle pannocchie, al calar del sole si impensierivano all'idea che in giro ci fossero dei giovani villeggianti.

Ma, regolarmente, il gruppo organizzato colpiva, a costo di aspettare le ore piccole, tanto prima o poi, armati di fucili o no, i proprietari dell'ambito cartoccio sarebbero andati a dormire.

Naturalmente bisognava provvedere pure alla legna per il fuoco ma il sistema era lo stesso.

Il giorno dopo, al nascere dei sospetti da parte dei contadini, i mangiatori di cartocci azzardavano l'ipotesi che fossero stati i cinghiali o il tasso, ma purtroppo non venivano creduti ed allora le minacce fioccavano.

C'è stato anche qualcuno che, vistosi scoperto, ha organizzato una serenata sotto la finestra del contadino con accompagnamento di crostata, rischiando lanci indesiderati dall'alto.

Cominciarono per le due ragazze, le prime emozioni sentimentali, sempre nel rispetto della educazione monastica, il massimo della intraprendenza da parte dei loro ammiratori era ricambiata con furtivi sguardi e sogni ad occhi aperti, nonostante ciò, quando arrivava la mamma per riportarle nella grande città, le malelingue si affrettavano a comunicare alla ignara genitrice, la condotta disdicevole delle sue amate figliole.

A questo punto piovevano rimproveri sulle loro teste, ma consapevoli di essere innocenti, non se ne preoccupavano più di tanto e, salutati gli amici e i cari monti, se ne tornavano alla vita in città.


   

  
  


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La ragazza che giocava con il fuoco di Stieg Larsson.

  

La ragazza che giocava col fuoco di Stieg Larsson.

Dopo aver letto il primo libro della trilogia di Stieg Larsson "Uomini che odiano le donne" del quale ho disquisito qualche tempo fa, mi sono talmente appassionata ai personaggi in esso contenuti da non potermene staccare facilmente, infatti ho iniziato a leggere il secondo impegnativo episodio e, con mia grande sorpresa, l'ho trovato ancor più intrigante del precedente.

E' più incentrato sul personaggio femminile di Lisbeth Salander, con la sua personalità controversa ma affascinante, in fuga dal suo mondo che la perseguita ma comunque presente a suo modo. Essendo una esperta informatica, riesce a comunicare con il protagonista maschile tramite internet facendo ben attenzione a non farsi scoprire.

Mi dispiace soltanto che in questo episodio di Millennium non ci siano riavvicinamenti significativi tra i due protagonisti, ma nell'ultimo libro vedremo cosa succederà. Io tifo per loro.


   

  
  


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