Categoria: Folk e feste paesane
Festa - Processione San Felice 2011 Santa Eurosia (Marche)
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Resoconto della festa San Felice 2011
(Precedente resoconto festa San Felice 2009)
San Felice è un paese nelle Marche (Frazione del Comune di Sassoferrato) ed adagiato sotto il Monte Cucco. Ricco di sentieri naturalistici e percorsi di trekking, trial bike, mountain bike e torrentismo, ospita, la seconda domenica del mese di agosto, la festa alla santa patrona Eurosia, statua portata in spalla per qualche centinaio di metri nella via principale (ed unica) del paese. La sera ci si concede a feste da ballo a cui partecipano anche gli abitanti dei limitrofi paesi di Pascelupo, Coldipeccio, Perticano, Piaggiasecca e Casalvento, in cui si svolgono periodicamente feste paesane, e folkloristiche.
La chiesetta del paese, adagiata su un piccolo colle, datata 1333, diventa per un giorno all'anno la base di partenza della processione e il piazzale ad essa adiacente, pista da ballo per consentire alla popolazione, che in queste occasioni raggiunge anche gli 80 individui, di godere della fresca brezza serale estiva.
Come tutti i lettori di NeverSleep oramai sapranno, non siamo particolarmente amanti dei culti cattolici, ma in questo caso ci piace raccontare di un piccolo paese, che di inverno conta un pugno di abitanti, che a fatica tiene in piedi le proprie tradizioni (considerate anche che per reperire il prete per far dire la messa è stato necessario cercarlo su internet, poiché l'intera comunità montana non è servita da nessun prete in modo continuativo).
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All'infaticabile compagna di ballo Pina Baglio
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Le tue scarpe da ballo riposte ormai per sempre, ci hai lasciato il ricordo di te nelle fotografie scattate negli ultimi dieci anni, ridevi e ballavi, quando ti ho conosciuta appena muovevi i primi passi nella danza che poi tanto ti ha preso, al punto di voler tu stessa insegnare ad altri, la disciplina più bella e divertente che ci accomunava.
Per molto tempo siamo state parte di un gruppo, un simpatico agglomerato di donne di ogni età, di tanto in tanto ci si riuniva per mettere in pratica i nuovi passi appena imparati, si andava per locali da ballo e al nostro arrivo, nel mezzo della pista si faceva spazio a quella sgangherata carovana di donne sgambettanti. E sudavi, tanto da doverti asciugare il viso quasi fosse appena lavato, e ti guardavo, infaticabile come fosse un dovere, quello di non fermarsi mai.
Poi la tua vita ebbe un sussulto, triste ma superato e allora la tua forza si moltiplicò, a dispetto della cattiva sorte, andavi avanti e avanti ma sempre i tuoi piedi e la musica furono un corpo solo.
Diventasti nonna, quella gioia l'hai avuta, e andavi fiera delle piccole immagini che a tutti mostravi, fin quando arrivò il periodo più triste, iniziarono i guai, la salute vacillava, ma tu non ti arrendevi mai, dopo ogni intoppo, al ritorno a casa, riprendevi la vita di sempre, come a voler cancellare il dolore provato.
Poi hai ceduto, ti sei arresa, le tue scarpe da ballo ormai vuote restano a ricordare quanto la tua forza sia viva e rimarrà nei tuoi figli e nel nostro ricordo.
Ciao, Pina
Mammut
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A Emiliano Terzoni.
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La neve è caduta, ha coperto i tuoi passi, le tue orme, ma non la tua essenza. A primavera verrò, a constatare la differenza, non ti troverò seduto sulla tua poltrona, ansioso di rinverdire storie, cantilene e drammi d'altri tempi, tragedie fumose perdute nel tempo.
Dopo di te, più nessuno potrà, interrogato, rispondermi a dovere, su chi era quello o l'altro dei miei antenati, mi mancherai come mi mancò mio padre, il più diretto conoscitore della mia storia, troppo presto rubato ai suoi cari. Forse per questo la mia voglia di conoscere si rivolgeva a te, con l'immensa memoria che non ti ha mai lasciato, lungo tutta la tua semplice intensa vita.
Bastava che io pronunciassi un nome e tu, pronto e felice, ti prodigavi in lunghi racconti riccamente insaporiti con aneddoti lieti che dopo aver gustato, trascuravo di fissare in me, confidando che saresti stato sempre lì, per me, a ricordare ancora. Questo per molti anni, tanti da non ricordarli, ogni volta pensando che la tua mente vacillasse ma poi, al primo incontro, la magia si rinnovava, le tue gambe no, non volevano reggerti ma il resto era intatto, ed io cercavo di rubarti ancora qualcosa, da tenere con me, da tramandare ai miei figli.
I primi tempi ho cercato di fissare sul foglio di carta i nomi che mi dettavi, un albero genealogico composto da pochi nomi più volte ripetuti, così come si usava una volta, un nome tramandato nella stessa famiglia, tanto da perdere il conto, poi con l'ausilio dei nuovi mezzi tecnologici, ti ho fatto delle riprese video, piccoli sketch che userò, quando la nostalgia mi assalirà.
Eri unico ma eri anche l'ultimo, ora si perderanno con te tutti i ricordi, resteranno di questi solo le orme, come quelle lasciate nella neve, di questo inverno bianchissimo.
Addio Emiliano,
Elisa
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Satanisti evocano Padre Pio durante una messa nera
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Il noto proverbio dei nostri nonni "scherza coi fanti ma lascia stare i santi" non è stato recepito dai tre ragazzi di Melicuccà (Calabria) adoratori de Diavolo e i quali, mentre erano intenti in uno dei loro riti blasfemi, hanno per errore evocato il famoso santo Padre Pio da Pietrelcina.
L'organizzazione, composta da due appena maggiorenni e un trennenne senza lavoro, erano tutti espliciti fan del cantante Marylin Manson, noto devoto personaggio satanista e tutti uniti in questa setta di adorazione del demonio.
A quanto dicono i ragazzi, cercando su Google i tre hanno trovato alcune formule di evocazione per richiamare Satana, proprio nell'ultima seduta spiritica, da svolgersi in un bosco tetro nella zona di Catanzaro nei pressi di una chiesa sconsacrata.
Nessuno dei satanisti ha potuto però rimediare un'auto per raggiungere il luogo in cui i tre avevano pensato di organizzare la messa, e si è quindi ripiegato per invocare Satana nel garage di uno dei tre (sotto l'abitazione dei genitori, ignari del rito satanico programmato).
L'errore causa dell'apparizione di Padre Pio
Durante la parte clou della messa qualcosa però è andato storto, e molto probabilmente l'errore, commesso all'interno della formula pronunciata dai tre, ha beffato il trio, che invece del Demonio, si sono trovati materializzato il Sabto Padre Pio da Pietralcina.
Il Santo, forse a causa del suo stato di anima immateriale che gli confonde i purissimi sensi, non ha subito realizzato di essere finito in un luogo blasfemo, e ha scambiato le adulazioni dei tre per sincero cenno di fede nel Cristo Re e nel Nostro Signore Padre Eterno, uno e trino e creatore della terra, del cielo, e di tutti gli apostoli, dei santi, di Adamo ed Eva e di tutto il creato, tartarughe comprese.
Dopo pochi secondi sono stati proprio i tre adulatori del Demonio, avendolo riconosciuto, a fargli notare l'imbarazzante equivoco. "Ma tu non sei Satana, tu sei Padre Pio, ti ho visto in televisione" avrebbe apostrofato uno dei tre ragazzi.
Il triste epilogo della vicenda
A quel punto Padre Pio ha redarguito la teppaglia in modo scortese, e al contempo molto affettuoso, com'era famoso fare anche in vita. "Poi ha chiesto dei soldi" dichiara uno dei tre, "che in quel momento nessuno di noi aveva", al ché se ne è andato, benedicendo il garage e due delle quattro biciclette di famiglia.
I tre nullafacenti purtroppo non saranno condannati in alcun modo per il reato morale commesso, poiché il codice penale (approvato in epoca Fascista, ma snaturato dalle leggi democratiche, causa di ogni mal) non sono incappati in alcun reato, anche se questa vicenda ha lasciato comunque un segno positivo.
Secondo quanto attestano famiglie dei tre ragazzi, una forte conversione è stata effettuata dalle loro anime, e da Satanisti sono diventati Padristi, devotissimi al Santo che tanto disturbo si è preso nell'omaggiarli della sua visita.
Ancora una volta, il miracolo è stato compiuto.
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Inno nazionale di Utopoli
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Orsu varco fardello sandalstro
nostro lurme dartrarco sunderciel
suindolastro seguimmo paraterco
prodando sulla ndrè
spiritanto incredemmo del futurno
raggiantante protrammo intornandé
swindolando le ordammo maguntrirco
argando swindoré
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Il saluto al grande Emiliano Terzoni di San Felice (Sassoferrato) da parte degli amici e parenti affezionatissimi
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Attendevo con angoscia la notizia e questa è arrivata: Emiliano, non ci sei più e con te scompare un pezzo della mia memoria. L'hai portata via con te e questo mi disorienta. Per molti anni hai voluto contribuire alla ricostruzione della mia storia e quella di chi mi ha dato la vita, trovando nei tuoi racconti ricchi dettagli che formano il mosaico delle mie origini.
Ma più di ogni altra cosa sei stato il grandissimo e degno divulgatore delle poesie del grande Cesare Terzoni, tuo padre, conosciuto per le sue opere dal sapore antico, nelle sere accanto al fuoco ci deliziavi declamando i suoi scritti con l'enfasi che sapevi mettere nei tuoi racconti, per catturare e tenere viva l'attenzione di chi, come me, non perdeva una parola che usciva dallo scrigno dei tuoi ricordi.
Hai conquistato anche i miei figli, che piangono la tua perdita, loro no, non se l'aspettavano, come se con gente come te la morte non potesse prevalere, non si può seppellire la sorgente dei ricordi, ed allora, per quanto abbiamo ricevuto, ti saremo sempre grati ed il tuo ricordo resterà vivido in noi, anche quando non saremo lì, a San Felice, tra le nostre montagne, seduti davanti alla tua casa, ad ascoltarti nelle sere d'estate.
So che l'ultimo respiro l'hai voluto dedicare a tutti quelli che hai lasciato qui a piangerti, regalandoci un addio consapevole e questo è proprio delle persone grandi, come un consumato attore sei uscito di scena ringraziando il pubblico, ma a me che ti conoscevo piuttosto bene, par di scorgere la tua ironia, quella che ci accomunava e ci rendeva molto simili, questione di ereditarietà?
Affettuosamente,
Elisa Terzoni
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Osteria del Gatto, il Bar ritrova l'insegna perduta del gatto nero.
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Questa è la storia di un bambino che ricorda quello che ricordano i bambini. Quando si fa un viaggio in macchina, se i genitori hanno della fantasia in avanzo, trasformano la strada, ruvida, lunga e angosciante per un bambino, in un luogo mistico e ricco di magia. In questo modo, ossia convincendo un bambino del fatto che 3 ore di viaggio sono divertenti, i grandi possono evitarsi 3 ore di inferno (ricordate anche voi quando da piccoli massacravate i vostri genitori con la lagna "quando arriviamo? quando arriviamo? quando arriviamo? quando arriviamo?")
Ecco allora che una delle tappe del viaggio verso il paese di nonna (vicino Sassoferrato nelle Marche) era addolcita dall'insegna di un bar, che essendo sito nel paese "osteria del gatto", era rappresentata da un gatto nero di ferro intagliato. Questo era uno dei punti fondamentali del viaggio, perché delimitava il punto di sgancio dalla Via Flaminia (che negli ultimi tratti era abbastanza noiosa), per passare a strade più "montane", e precisamente a 3/4 del percorso.
Il bambino (chi ancora non ha capito che sono io può evitare di perdere tempo con test di intelligenza e utilizzare il peso del cervello solo per equilibrare le curve in bicicletta) cresce e arriva ai suoi 20 anni, quando un grande terremoto del 1997 colpisce Umbria e Marche, devastando decine di migliaia di abitazioni, chiese, monumenti ecc... Il bar all'incrocio centrale di Osteria del Gatto chiude per ricostruzione, ma quando riapre, lo fa senza più esporre la magica insegna. "Perduta per sempre" ho pensato ogni singola volta che da grande ho ripercorso la strada fino ai miei monti. Oggi, 14 agosto 2011, nel tornare a San Felice, grande è stata la festa nell'intravedere da lontano la nera sagoma del mio amato gatto nero.
Osteria del Gatto ha di nuovo ritrovato lo splendore di un tempo, e una lieta prospettiva per il futuro si intravede grazie a questo splendido ritorno alla luce di un pezzo importantissimo della mia storia. Frodo ha gettato l'anello nel monte fato e il male è stato sconfitto per sempre. Questa è stata una grande azione che ha richiesto centinaia di migliaia di morti, e oltre 12 ore di film. Questo è uno dei piccoli passi verso la vetta della mia felicità. Aver rivisto se pure solo per oggi, il tanto atteso gatto nero del "siamo quasi arrivati".
E' con gioia che lo regalo a voi con una fotografia scattata "live" due secondi dopo la scoperta (a semaforo rosso). Se vi trovaste mai passare per le zone di Foligno e dintorni, non perdete l'occasione di fotografare il gatto nero e inviarlo a noi di NeverSleep, raccontando la Vostra storia e il momento dell'incontro. Pubblicheremo la vostra esperienza.
Al mio ritorno a Roma, entrerò nel bar, per complimentarmi con il titolare per il recupero artistico.
Aggiornamento del 15 agosto:
Il bar era chiuso (come era facile pensare vista la data). Ma nessun problema. E' solo una questione di tempo!
Aggiornamento del 27 agosto:
Oggi siamo ritornati dalle ferie al Paese di Montagna e ci siamo fermati al bar, aperto e abbiamo conosciuto i simpatici proprietari, che ci hanno fatto dono della fotografia qui sotto riportata, che ritrae la famiglia e gli antenati con lo sfondo sul Bar dell'Osteria del Gatto. Cliccando sulla fotografia la potrete ammirare ingrandita, e noterete che la porta a sinistra ha un'insegna di ferro sopra di essa. Tale insegna è la stessa che oggi, con l'aggiunta del Gatto nero (fatta in una data al momento sconosciuta, comunque antecedente al 1982, anno in cui ne ho i primi ricordi), è mostrata sopra la porta del Bar di Osteria del Gatto.
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Una giornata a Vignanello, tra gita al castello e pranzo fuori.
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Caldissima giornata di Roma, con ben 35 gradi nelle ore di punta. Fuga a Vignanello, a pochi chilometri dall'uscita di Orte dell'autostrada A1, Roma - Firenze.
Il paesino ci accoglie con un'infiorata (come anche la vicina città di Vignanello), e dal centro bloccato alle automobili.
L'infiorata di Vignanello
Un'infiorata molto bella ci ha accolto all'arrivo, per tutto il viale principale, impreziosito da decine di diverse figure colorate. Probabilmente siamo arrivati qualche giorno dopo la creazione dei disegni e abbiamo trovato i fiori dell'infiorata parzialmente sostituiti da trucioli di segatura (probabilmente è quello che accade quando i fiori appassiscono e sfioriscono). Del resto, come potevano i 38 gradi di calura pomeridiana con i cocenti raggi del sole, risparmiare i petali dei delicati fiori?
Il pranzo nel centro di Vignanello
Giunti nel centro del paese, una piazzetta raccolta, pulita e con una cornice splendida realizzata da palazzi antichi, un castello, e due silenziosi ristorantini, abbiamo pranzato nel Ristorante Palazzo Pretorio, un luogo abbastanza economico e dalla cucina sublime. L'entrata, dallo stile signorile ed alberghiero, si trasforma invece in un interno gestito da una famiglia simpatica e cortese, e che offre ai propri visitatori un'ottima lista di primi, tra i quali delle fantastiche trofie con nocciole, delle quali abbiamo "fiutato" i seguenti ingredienti: salvia, timo, rosmarino, e olio d'oliva, perfettamente sposate con del pecorino aggiunto a mano dalla formaggiera.
Visita al Castello Ruspoli di Vignanello
Il castello Ruspoli da fuori ha l'apparenza del classico castello italiano. La magia inizia quando si entra all'interno delle mura e si incontra il custode, il signor Santino Garbuglia. E' grazie a lui e il suo cordiale modo di raccontare la genealogia della famiglia Marescotti e Ruspoli, con oltre cinquecento anni di intrecci di famiglie, personaggi famosi e storie splendide che fanno girare la testa per quanto contorte, che le mura del castello prendono vita.
Ad oggi, una porzione dell castello è abitata dalla stessa casata che lo abita sin dal 1531, quando il Papa Paolo III (Farnese) lo ha dato alla nipote Beatrice. Successivamente La figlia di Beatrice ha sposato Ercole Marescotti, e successivamente nel 1600 ha aggiunto al Marescotti il nome Ruspoli per volere del padre di Vittoria Ruspoli, ultima erede della famiglia senese fiorentina di banchieri. Questo episodio, è emblematico di quanto la pecunia possa deviare meccanismi immutabili, permettendo ad una ricca ereditiera, di dare al proprio figlio, il proprio cognome, consenziente il marito, felice di acquisire la ricchezza della nuova moglie.
Inquietante e al contempo affascinante il racconto di Santa Giacinta Marescotti, che divenne suora di clausura dopo i suoi primi trent'anni di vita dissoluta, e che si autoinfliggerà pene pesantissime e dolori corporali per i 35 restanti anni della sua vita (e di cui il castello conserva vestiti, ritratti del 1600, e tutti gli strumenti di autotortura).
I giardini sono di dimensioni contenute, ma curati al millimetro, e furono progettati con cura e con disegni che portano con sé momenti importanti della storia della genia Ruspoli e Orsini. Sorprendente scoprire che la siepe è composta dagli stessi esemplari di arbusti di 200 anni prima, ancora vivi e scolpiti a regola d'arte.
Tutta opera del Signor Santino, che come il giardiniere Priory del film "Una ragazza un maggiordomo e una Lady, di Walt Disney", veste i panni di custode, cameriere per gli eventi speciali che ospita il Castello, giardiniere, cantore e grande amico del castello e delle due sorelle principesse del castello, che ancora lo abitano nel piano più alto (ciascuna per sei mesi l'anno).
Ma la magia più grande è senz'altro il racconto della storia di sangue che ha tinto di rosso i pavimenti del castello. Il tutto, impreziosito dalla presunta presenza dei fantasmi del grande castello Ruspoli di Vignanello, motivo per cui durante la nostra visita, ancora del borotalco era sparso sui pavimenti (a quanto il custode racconta, alcuni studiosi del paranormale hanno imbrattato di bianco borotalco i pavimenti del castello e le scale, per catturare eventualmente le tracce dei passi del fantasma). Come se i fantasmi camminassero...
La strada per Vignanello è dolce e immersa nelle verdi campagne coltivate ad alberi di nocciole (una volta precedute da ampie vigne, di cui oggi rimane solo il ricordo e il nome del paese).
Una bellissima gita consigliata, sia per la gastronomia, economica e gustosa, che per il grazioso borghetto italiano, immerso nella vegetazione e circondato da un silenzioso ambiente bucolico e tra scorci di un pittoresco paesino che conserva intatta la magia del passato.
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L'ambulante dal cuore tenero.
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A cura di Mammut!
Vorrei portare a conoscenza dei nostri amici che ci leggono con fedele continuità, che al di fuori delle grandi città e metropoli popolate dalle più variegate etnie e disseminate di enormi centri commerciali, c'è un mondo di piccoli venditori ambulanti che, nonostante la globalizzazione e la grande distribuzione, si prendono cura degli abitanti sperduti nei piccoli paesi di montagna.
Questi minuscoli agglomerati di case antiche o ricostruite a seguito dei terremoti che purtroppo sconvolgono il territorio italiano, continuano ad essere popolati in minima parte principalmente da persone anziane, che non sono autosufficienti in fatto di trasporto con autovettura propria ed allora, periodicamente, si vedono arrivare dei furgoncini con i prodotti freschi e addirittura surgelati, per soddisfare le esigenze di tutti.
C'è il venditore di detersivi, di frutta e verdura, e soprattutto, di pane. A volte, dopo aver percorso molti chilometri per raggiungere il paesino isolato, non riescono a vendere nulla e se ne tornano a casa con le tasche vuote. Ma poi ritornano la volta successiva, quasi fosse una missione da portare a termine ed allora, quando mi capita di essere sul posto, faccio acquisti anche se non ho bisogno di nulla.
Il timore che, stanchi di fare viaggi a vuoto, possano chiudere i battenti e dedicarsi ad altro, induce ad acquistare comunque qualche prodotto. Si instaura così un rapporto umano di valore al di là del denaro, di simpatia reciproca e di stima che va avanti nel tempo.
Una volta al mese arriva anche il negozio di abbigliamento e biancheria per la casa, un grosso camion che, una volta aperti gli sportelloni, diventano stand enormi, ci si può trovare di tutto, e si trascorrono anche ore a curiosare nella grande pancia del grande contenitore. E' proprio una festa!
Spero quindi, che non si scoraggino in questi tempi difficili ma continuino a portare la loro preziosa merce a chi non può andare a procurarsela diversamente.
Grazie ambulanti, a nome dei residenti e anche a nome dei villeggianti.
Evviva la bancarella con le ruote!
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Mangiare le noccioline iraniane (pistacchi).
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Oggi è arrivata una splendida confezione di noccioline iraniane (pistacchi). A tutti i lettori di Neversleep questo post sui pistacchi è un test strutturale dell'applicazione di blogghing.
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