Non succederà più, un film di Emanuele Bartolini. Perticano 2009

  


La presentazione ufficiale del cortometraggio di Emanuele Bartolini, intitolato "Non succederà più", è avvenuta a Perticano (comune di Sassoferrato) in data 31 Ottobre 2009 presso il laghetto di pesca sportiva di Perticano, nella sala proiezioni.

Girato interamente nell'area limitrofa al paese di Perticano, dal Parco del Monte Cucco ai prati che circondano le case del paese, la storia surreale vede protagonisti e comparse scelti tra i villeggianti estivi del piccolo paese umbro marchigiano.

Nella tranquillità estiva si smuove qualcosa. Si ferma l'orologio che regola la vita del paese, rapito dalle forze del male. Una rapida quanto intensa lotta tra le forze del salvataggio e quelle distruttive si conclude con una soluzione narrativa divertente quanto inaspettata, per un celere ritorno della normalità.

Molti i momenti di commozione tra gli anziani del paese nel rivedersi per la prima volta filmati in una sequenza professionale.

Complimenti per il lavoro svolto da Emanuele Bartolini, e per l'impegno di tutto lo staff che ha ruotato attorno a questa originale produzione, e un grazie sentito a tutti coloro che in giro per l'Italia immortalano momenti, storie e situazioni che "non succederanno mai più".


Maggiori informazioni sul paese di Perticano.



   

  
  


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Vaccino Anti influenza A a bassa mortalità. Domande e mezze verità.

  

Ormai la situazione è chiara: l'epidemia d'influenza è in corso, la malattia si rivela per quello che è (10 volte meno letale dell'influenza normale – dice il Viceministro della Salute, e noi siamo d'accordo) anche se colpisce più i bambini degli adulti. Ma il vaccino tanto atteso non è ancora arrivato.

E non poteva arrivare: 24 milioni di dosi non si producono così, da un giorno all'altro; ce ne sono giusto un paio di milioni (e ci vorrà tempo per somministrarle tutte).
Quindi la vaccinazione, progettata per arginare il dilagare del contagio (ma non per proteggere da gravi conseguenze che, l'avevamo detto e lo stiamo verificando, non ci sono) non potrà mai assolvere il suo compito.

Anche se arrivassero veramente entro novembre le dosi mancanti (22 milioni), ci vorrebbero almeno due mesi per somministrarle tutte e ciascuna dose ha bisogno di alcuni giorni per suscitare nel soggetto vaccinato la risposta anticorpale: perciò, a occhio e croce, l’immunità diffusa capace di arginare il contagio non si potrebbe raggiungere prima della fine di gennaio, quando l’influenza sarà ormai passata.

E se è vero, come è vero, che il virus si diffonde velocemente, prestissimo il picco di incidenza sarà raggiunto e la frequenza del contagio calerà.
Ci troveremo così a spendere l’ira di dio di soldi, ad impiegare le risorse del Sistema sanitario in uno sforzo mai finora realizzato per avere un risultato uguale a zero.

Non sarebbe allora più sensato che il Viceministro della sanità salisse di nuovo sul podio su cui è salito ieri sera per la conferenza stampa e dicesse così:

"L'influenza è arrivata prima del previsto, ma per fortuna non è pericolosa. Questa estate pensavamo di poterla arginare con una campagna di vaccinazione di massa, ma non avevamo fatto bene i nostri conti. Il contagio si diffonde in fretta, per produrre i vaccini ci vuole tempo e ancora più tempo ci vuole per distribuirli e somministrarli. D'altro canto, detto fra noi, il vaccino che avevamo ordinato non era poi un gran che. Abbiamo deciso allora di vaccinare solo i soggetti a rischio e gli addetti ai servizi essenziali (anche se il vaccino non li proteggerà proprio tutti, probabilmente ne aiuterà molti). Domani chiederemo alla ditta farmaceutica a cui avevamo ordinato di produrre il vaccino di fermare le macchine: il vaccino ormai non ci serve più."


Fonte articolo http://www.uppa.it/articolo.php?id=43


Perché quindi non viene chiesto lo storno dell'ordine per la parte ancora non prodotta?

Una risposta potrebbe essere che così facendo si risparmierebbero soldi che non potrebbero altrimenti essere spartiti tra chi lo ha ordinato e chi lo sta producendo. O forse ci sfugge il vero motivo, che sicuramente esiste, ma che dovrebbe essere spiegato alle masse dal viceministro per evitare legittimi pensieri maligni come quello dell'inciucio.

E soprattutto... perché in merito all'influenza A e al suo vaccino, a parlare non è mai il ministro della salute ma sempre e soltanto il viceministro? Che abbiano trovato una testa di legno da far fuori qualora venisse a galla l'inciucio tra governo e casa farmaceutica?

E ancora... perché siamo costantemente bombardati dai media che parlano di virus terribile e di "ancora un altro morto qui, muore un altro bambino lì" quando la mortalità di questa forma influenzale è più bassa delle influenze tradizionali?

E ancora una volta, senza una risposta plausibile, lasciamo ai passeri l'ardua sentenza...


   

  
  


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Festa a Perticano per l'inaugurazione della nuova chiesa della Madonnella.

  

Giorno 01.11.2009.

Chiesetta di perticano all'inaugurazione del suo restauro del 2009.

Il luogo dell'evento è stavolta Perticano, paesino di circa 20 abitanti in inverno e che tocca punte di 250 teste l'estate, adagiato in una piccola valle solcata dal torrente Rio Freddo, che divide il paese in due metà, delineando anche il confine tra la regione Umbria e la regione Marche, area di elevato interesse paesaggistico, grazie alla presenza delle Grotte di Monte cucco, dell'Eremo di San Girolamo e della Valle delle Prigioni.

Proprio questa combinazione ha richiesto, per la celebrazione del rifacimento della facciata della chiesa di Perticano, la presenza dei due sindaci dei comuni di Scheggia(PG) e di Sassoferrato(AN).

Presenti anche la banda di Scheggia e l'arma dei carabinieri, che per l'occasione ha deposto la corona ai caduti sull'altare della piccola chiesa.
Dalle ore 12.00 in poi si è tenuta prima la suonata dell'orchestra locale, composta da una decina di individui tra cui anche 3 piccoli suonatori, poi il discorso del sindaco, e successivamente la benedizione del Prete, seguita dall'intervento del Dott Bartolini, che ha sottolineato che la ricostruzione della facciata e dell'interno della chiesa è stata possibile solo grazie alla volontà dei paesani, che con colletta hanno provveduto ad ingaggiare il compaesano Nello, che si è quindi messo all'opera per restituire al paese una chiesetta in ordine e ripulita nella facciata, negli interni e nel piccolo ma grazioso campanile. L'intervento di Bartolini si è concluso con il monito ai due sindaci di risolvere questo problema di incapacità organizzativa dei due comuni che giocano a scarica barile da troppo tempo su questioni ritenute importanti per il bene della comunità.

La chicca storica ci viene da Emiliano Terzoni "Miliano", uno degli abitanti più longevi e dalla ferrea memoria del limitrofo paese di San Felice, sempre nel comune di Sassoferrato.
Il vegliardo ha fatto la guerra ed è uno dei pochi che ricorda tutti gli avvenimenti dei giorni duri che hanno coinvolto personaggi, strutture e aree geografiche della zona (campi, fiumi, monti, valli e colline).

Racconta che la chiesetta di Perticano, durante la seconda guerra mondiale fu rifugio/nascondiglio per di una ventina di paesani fuggiti tempo addietro su al pian del Cerreto (località sopra la Badia, a nemmeno due chilometri da Perticano), per scappare ai fascisti/nazisti, e tornati in paese per cercare riparo dalle forti piogge e dal freddo che rendeva impossibile la permanenza sulle colline.

Nascosti e compressi nel monolocale, in attesa della fine della guerra (le dimensioni dell'unica sala della chiesa non superano i 20 metri quadri), furono stanati dai soldati grazie al contributo di una spia, a tutt'oggi ignota. Fatti immediatamente prigionieri furono messi in fila per la fucilazione di rito, proprio davanti alla chiesa. Alla domanda di uno dei soldati fascisti rivolta al proprio caporale, in merito a da dove iniziare a fucilare, se da destra o da sinistra, alla risposta "da destra" Imolo, l'ultimo della fila e primo a dover lasciare la pelle si gettò a terra per la disperazione, con tanta di quella foga da rimanere stordito dall'impatto (o forse, racconta Miliano, è caduto proprio perchè svenuto dalla paura).

Intervenne a quel punto Don Checco, che si mise a gridare al morto al morto e così facendo, ai fascisti Don checco "gli ha levato l'idea". A quel punto alcuni furono caricati e portati ai campi di concentramento, altri lasciati liberi.

Non sappiamo realmente come andò la storia, anche perchè il racconto degli avvenimenti è giunto a Miliano sotto forma di racconto, ma ci piace pensare che la piccola chiesa oggi restaurata e che porta sulla sua facciata i nomi dei caduti alla resistenza, insieme al suo custode, siano serviti a qualcosa di più che alle messe domenicali.


Visualizzazione ingrandita della mappa


   

  
  


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Fare la spesa senza buste di plastica non solo è possibile ma anche intelligente.

  

Ancora una volta un segno di civiltà. Ci sarebbe da chiedersi come mai ci siano voluti 50 anni per fare una pensata simile.

A San Francisco chi andrà a fare la spesa al supermercato portandosi la propria borsa della spesa da casa (di qualsiasi formato o materiale), avrà diritto a uno sconto di 10 centesimi. Questo sconto si applica anche agli acquisti nelle farmacie.
La legge, proposta a San Francisco da Ross Mirkarimi, segue al divieto di impiego in qualsiasi attività commerciale dei sacchetti di plastica, sostituiti da quelli di carta (ci voleva tanto?).

Il bello della legge è che i punti vendita americani che violeranno la legge sul sacchetto si troveranno a pagare una multa di ben 500 dollari.

La misura servirà sicuramente a diminuire di parecchio l'inquinamento prodotto dalle tremiliardi e ottocento mila buste di plastica usate ogni anno nella Bay Area.

Quando mai si potranno fare leggi simili nel paese Italia?
Chi guadagna dalla vendita dei sacchetti di plastica che hanno inquinato e invaso ogni angolo del nostro Paese, dalle spiagge ai centri cittadini, ai parchi e fiumi e laghi?

E' mai possibile che qualsiasi cosa si vada a comprare, dal panino alla frutta ci si debba sempre far rifilare della plastica?

Io sono uno di quelli che quando va al supermercato prende la frutta senza il guanto di plastica e che non mette la frutta comprata dentro un sacchetto di plastica che poi una volta a casa si butta.

E non mi considero affatto uno zozzo. Stolto chi mi guarda male mentre prendo la frutta con le mani e la metto direttamente nel cestello. Spesso poi arrivo alla cassa con lo scontrino adesivo direttamente sulla scorza della banana o dell'ananas, con sguardo disgustato della commessa e della gente in fila.

Per me è un vanto. Aiuto il pianeta.

Una volta la frutta non si comprava così. Si prendeva e basta con le mani. Abbiamo appositamente degli anticorpi per fare fuori la zella presente sulla frutta. E poi cosa credete, che ha le mani lavate colui che la maneggia nel coglierla dagli alberi, nel trasportarla ed infine nel riporla sullo scaffale da cui voi vi accingete a prenderla tutti belli profilati e inquinanti?

E' ora di smetterla di fare i paranoici e risparmiate la plastica inutile.


   

  
  


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Calamaretti ripieni, ricetta con tentacoli tritati.

  

Ingredienti per 4 persone: otto etti di calamaretti, uno spicchio d'aglio, una manciata di prezzemolo, mollica di pane grattugiata, vino bianco secco, olio, sale e pepe.

Pulire i calamaretti togliendo la vescichetta dell'inchiostro, la bocca, gli occhi e l'ossicino interno; privarli della pelle esterna, lavarli ripetutamente e staccare le sacche dai tentacoli.

Tritare i tentacoli con l'aglio ed il prezzemolo, mettere il trito in una terrina, unirvi qualche cucchiaio di mollica di pane grattugiata, condire con un poco di olio, sale e pepe e mescolare bene.

Riempire con il composto le sacche e richiuderle con uno stecchino; allinearle in una teglia unta di olio, condirle con dell'altro olio, spruzzarle di vino, salare e pepare leggermente.

Cuocere in forno, a calore medio, per circa tre quarti d'ora.

Tempo necessario: circa due ore.


   

  
  


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